Il tour europeo del 25° anniversario della formazione degli Enslaved, prima di arrivare in Italiasi è fermato anche nella vicina Slovenia. La band norvegese era supportata degli australiani Ne Obliviscaris e dagli americani Oceans of Slumber. Purtroppo a causa di un rallentamento in autostrada, abbiamo perso l’esibizione degli Oceans of Slumber e siamo arrivati giusto in tempo per vedere l’inizio dello show dei Ne Obliviscaris.
La band australiana ha iniziato in perfetto orario in una sala non proprio piena. Nella loro musica si sente un mix tra black, progressivo e che grazie al violino di Tim Charles sfocia nel folk. I Ne Obliviscaris sono di certo una band che non si lascia limitare nella ricerca dell’universo musicale. I brani presentati durante la serata sono stati tratti dagli album Portal of I del 2012 e dall’ultimo lavoro Citadel del 2014. Devour Me, Colossus (Part I): Blackholes ha l’onore di aprire le danze e già da subito si viene trasportati nel magico universo Ne Obliviscaris. La voce Growl di Xenoyr si amalgama alla perfezione con la voce soave di Tim Charles, il tutto contornato da un accompagnamento strumentale degno delle band prog più rinomate del pianeta. I brani del sestetto australiano non hanno di certo la caratteristica di essere brevi, così dopo i quasi 15 minuti del primo brano, si passa a Of Petrichor Weaves Black Noise, tratto da Portal of I seguito da Painters of the Tempest (Part II): Triptych Lux e Pyrrhic. Termina lo show il pezzo più famoso e di maggior successo della band, And Plague Flowers the Kaleidoscope, dal caratteristico intro di violino. Se pur con una scaletta di soli 5 pezzi, i Ne Obliviscaris hanno suonato per più di un’ora, ricevendo dal pubblico un meritato applauso finale.
Arriva il turno degli Enslaved, che come detto in precedenza, festeggiano quest’anno i 25 anni di carriera. Onestamente per un’occasione del genere mi aspettavo una sala stracolma di pubblico che però purtroppo non c’è stato. Altra cosa a mio avviso non condivisibile è stata la scelta dei brani in scaletta. La maggior parte sono stati presi dagli album degli ultimi anni, se non per Fenris, tratta dall’album Frost del 1994 e Allfáðr oðinn, tratta dal loro primo EP del 1993 Hordanes Land. Forse per un’occasione come questa andavano ripescati i successi storici del passato della band, ciò nonostante nessuno tra il pubblico credo si sia annoiato. Una piccola nota stonata era la voce del tastierista, che purtroppo dal vivo non rende come sulle registrazioni dei dischi, il che ha fatto storcere il naso a più di qualche persona. In ogni caso la musica degli Enslaved ormai è diventata immortale, con la caratteristica combinazione di suoni e potenza di questa band viking black metal norvegese.
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