Il Circolo Colony, in attesa del maestoso Festival di cui potete leggere QUI, dà spazio alla scena italiana con date notevoli come la seguente: la proposta è eterogenea, spaziando dal Doom al Post Black fino al Grind, passando per raffinati layer melodici. Che dire, buona lettura!
Ad aprire la serata i LA FIN, band molto complessa e dalla struttura articolata che mette in scena un set molto denso sia di emozioni che di suoni, il grande numero di layer compositivi dimostra la maturità e capacità della band, che si esibisce senza intoppi, con suoni e una resa di grande livello. Forse un set più esteso avrebbe dato modo alla band di esprimersi al meglio, motivo in più per documentarsi e acquistare il loro ultimo lavoro una volta tornati a casa.
Seguitano sul palco gli esordienti GOSPEL OF WOLVES, formazione Post-Black Metal che mischia a questo suono specifico anche elementi Folk e Hardcore. Nonostante la mancanza di un batterista fisico, il quartetto propone un sound apocalittico e caotico fin da subito, mettendo in atto un set di quattro pezzi che però coinvolge e soddisfa nel suo complesso. Esibizione sicuramente migliorabile da un maggiore affiatamento, ma assolutamente un buon punto di partenza sul quale creare un futuro.
Il cambio palco è molto rapido (data la mancanza della batteria per i Gospel Of Wolves), poche ciance e gli HUNGRY LIKE RAKOVITZ partono a tuono dimostrando subito che il loro nome non è assolutamente casuale. Un mix esplosivo di forza bruta, violenza gratuita, precisione e odio viscerale. Un biglietto da visita degno di una grande band, che durante il corso del set riesce ad andare in crescendo picchiando sempre più forte e riuscendo a coinvolgere il pubblico via via sempre più caldo. I suoni granitici, la sessione ritmica instancabile e la presenza scenica ci regalano un grande concerto. Il tempo vola e si appropinqua la chiusura, con l’ultima band della serata.
I bresciani (EchO) tornano sul palco dopo un periodo di inattività e lo fanno in grande spolvero, il cambio di frontman è decisamente ben assorbito e la band trasmette molto della propria emotività per mezzo della musica, cosa molto importante per una band Doom.
Le atmosfere create dalla band sono estremamente coinvolgenti e cariche di pathos, i suoni sono sempre azzeccati e accompagnano gli intermezzi delicati in maniera efficiente tanto quanto le sezioni più pesanti e violente, il tutto viene accompagnato da una prestazione decisa e scenicamente molto viva, con poche incertezze e una resa generale da band matura e adulta.
La scaletta ripesca qualche vecchio brano e presenta una nuova traccia (per il momento senza nome) che la band esegue nella parte terminale del set prevalentemente incentrato sul loro ultimo album “Head First Into Shadows”. Dopo un live estremamente denso di emozioni, fatti i dovuti ringraziamenti, la band si congeda a notte fonda, mettendo la parola fine ad un evento molto interessante e ben curato, ospitato da una sala concerti fra le più quotate nel nord Italia.