BRUTAL ASSAULT 2016 – 10-13/08/16

by Giuseppe Piscopo

[wptab name=’Italiano’]Il Brutal Assault, festival che si tiene nella splendida cornice della Josefov Fortress in quel di Jaroměř, in Repubblica Ceca, è un evento ormai ben rodato e consolidato a livello europeo. Giunto alla sua ventunesima edizione quest’anno è stato caratterizzato dalla consueta presenza di band di spicco, ma anche da alcuni contrattempi legati alla modifica di alcuni meccanismi interni. Noi di MetalPit eravamo presenti e di seguito vi racconteremo tutto!

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DAY 1

Dopo un estenuante viaggio durato 13 ore, il festival non inizia purtroppo nel migliore dei modi: la gestione delle varie file per l’ingresso, unita all’introduzione di un nuovo sistema cashless per gli acquisti effettuati all’interno dell’area e ai conseguenti problemi tecnici che inevitabilmente si presentano con le innovazioni, l’ingresso si rivela una vera e propria agonia. Due ore di fila per i più fortunati, con tanto di pioggia battente a far compagnia. Tutto ciò mi impedisce di assistere alle esibizioni di band come GOATWHORE, TRIBULATION e GRUESOME, permettendomi di avvicinarmi all’area dei palchi soltanto dopo le prime tre canzoni dei NEUROSIS. La loro performance, come da pronostico, si rivela sofferta e devastante, complice anche lo stato psicologico dovuto alle condizioni climatiche e allo stress accumulato fino a quel momento.
Dopo qualche minuto di pausa per scaldarmi con un tè e rimettere in ordine le idee, è il turno di KING DUDE: l’artista dark/neofolk americano si esibisce sul palco più piccolo del festival, l’Oriental Stage (su cui si esibiranno soltanto una manciata di band). L’esibizione è assolutamente sui generis, un riuscito mix di elementi dark e folk-country dallo spiccato carattere cantautoriale.

Mi avvio quindi verso i palchi principali per quelli che saranno i veri big della giornata, se non altro anche a livello commerciale: parliamo infatti dei MASTODON, che ci presentano una scaletta nutrita che pesca quasi da ogni disco (escluso il debutto “Remission“). Il pubblico accoglie con entusiasmo la performance degli americani, scaldandosi su classici come “Oblivion“, “Divinations” e l’immancabile “Blood and Thunder” in chiusura. Unica pecca del concerto, i consueti problemi legati alle voci: i quattro in un paio di occasioni non sembrano sicurissimi, oltre al mixing che nelle prime due/tre canzoni non risulta ben equilibrato.

Il tempo di mangiare un boccone e subito ci si sposta sul palco accanto per l’esibizione di uno degli artisti più iconici della scena metal estrema. Stiamo parlando del redivivo ABBATH, oggi in tour con il suo progetto omonimo dopo la separazione dalla band madre IMMORTAL. La performance è ottima, con brani che ci trasportano nelle fredde lande norvegesi e una scaletta che trae a piene mani dalla discografia della storica band da “Blizzard Beasts” fino al più recente “All Shall Fall“. I brani originali di ABBATH sono soltanto due, con l’aggiunta di “Warriors” degli I.

La mia personale chiusura del primo giorno è affidata a CHELSEA WOLFE. L’artista, peraltro passata in Italia pochi giorni fa, si presenta sul palco con un basso profilo, sussurrando un paio di ringraziamenti lungo tutta la scaletta e facendo parlare la musica. L’esibizione è una di quelle che è difficile dimenticare: i pesanti arrangiamenti elettronici di album come “Pain Is Beauty” e, in minor misura, “Abyss” ci regalano un muro di suono che se la gioca con quelli di gruppi come SUNN O))) ed affini. I brani del penultimo disco, come ad esempio “Feral Love“, vengono riarrangiati in chiave più rock, cosa che invece risulta più naturale con pezzi datati come “Demons“. Il risultato è un concerto relativamente breve ma di grandissima intensità, con la cantautrice che si concede poco al pubblico e totalmente immersa nella sua meravigliosa musica. Terminato lo show, è il momento del meritato riposo, che di riposo avrà ben poco a causa delle condizioni climatiche completamente diverse rispetto all’anno scorso (le temperature si aggirano sui 10-15 gradi).

DAY 2

Il secondo giorno inizia un po’ in sordina, dopo aver ricaricato un po’ le batterie ed aver girato l’area festival che, come al solito, offre una gran varietà di stand gastronomici e di dischi/merchandise su cui perdere letteralmente ore. Il primo gruppo ad attirarmi verso il palco sono gli americani ANIMALS AS LEADERS, che ci regalano la solita performance ricca di tecnicismi e note a profusione, con un Tosin Abasi in grande spolvero che con il suo sorrisone fa sembrare estremamente semplice tutto ciò che suona sulla sua chitarra.

Tocca quindi ad IHSAHN, storica figura della scena black metal norvegese che, purtroppo, non è stato disponibile al meet & greet per problemi logistici. Spiegherà, infatti, che la band ha avuto dei contrattempi con i trasporti, con la strumentazione non arrivata a destinazione. Per fortuna nella stessa giornata suonano i LEPROUS (backing band del frontman degli EMPEROR fino ad un anno fa) che con estrema gentilezza prestano loro gli strumenti. L’esibizione è incentrata sull’ultimo, ottimo album “Arktis“, con tanto di ospitata di Einar Solberg dei su citati LEPROUS sulla traccia “Celestial Violence“. L’ultimo sussulto dell’esibizione arriva quando Ihsahn stesso annuncia il suo ritorno per l’edizione 2017, nientemeno che con i leggendari EMPEROR per il ventennale di “Anthems to the Welkin at Dusk“.

Durante l’attesa sotto il palco dei GOJIRA ho inoltre modo di sentire l’esibizione degli EXODUS, come sempre una macchina da guerra nonostante l’assenza (a mio parere ingiustificata) di Gary Holt: la band è in grande spolvero e il macello sotto palco non conosce sosta. I francesi salgono sul palco alle 21 in punto per quello che non sarà certo il miglior concerto della band (Joe Duplantier ha ammesso di avere problemi alla voce e – incredibile a dirsi – il fratello Mario è stato un po’ impreciso in un paio di occasioni), ma che di certo ci mostra un gruppo in stato di grazia capace di scatenare il delirio sotto forma di moshpit e crowdsurfing. Mi ritiro quindi nelle retrovie per le ultime tre canzoni a causa di un oggetto volante non identificato atterrato direttamente sulla mia fronte, la quale trova sollievo grazie ad una bella lattina ghiacciata.

Giusto il tempo di riprendermi dopo la botta ed è il momento dei giapponesi MONO, con la loro esclusiva performance sull’Oriental Stage. La band post-rock ci regala un’esibizione degna di nota, ricca di pathos e atmosfere condite anche da un cielo stellato e finalmente libero da nuvole. Dopo aver fatto due chiacchiere nientemeno che con Baard Kolstad dei LEPROUS, mi dirigo verso i palchi principali per un altro degli artisti più attesi di quest’edizione: il francese James Kent, in arte PERTURBATOR, sale sul palco armato della sua strumentazione da DJ, pompando nelle casse dello Jagermeister Stage un concentrato di elettronica darkwave che coinvolge i presenti oltre ogni aspettativa. L’area è piena di fan di ogni genere: dai blackster ai fan dell’hardcore, tutti a scapocciare e ballare sulla musica ispirata dai videogiochi che ci riporta direttamente agli anni ’80. Finisce così il secondo giorno di questo Brutal Assault, con il sorriso in faccia per le esibizioni a cui ho assistito.

DAY 3

La seconda metà del festival si rivela più densa di esibizioni interessanti, a partire dal terzo giorno che si apre con due band che, al di là dei gusti personali, riescono a scaldare il pubblico ad un orario in cui si presenta ancora piuttosto rado. Le metodiche sono differenti: i BURY TOMORROW, band dedita ad un metalcore ricco di breakdown piuttosto ruffiani, riescono a scatenare un circle pit di tutto rispetto nonostante lo stesso cantante si renda conto che almeno la metà del pubblico non ascolta il suddetto genere (ringraziandolo più volte per questo). La seconda band in questione sono gli IRON REAGAN, che scatenano il putiferio a suon di ignoranza e pizze in faccia, con un set formato da canzoni molto corte tra cui l’inno “Your Kid’s an Asshole“, dedicata a tutti i bambini a bordo degli aerei.

Si passa quindi ad una formazione storica per la scena thrash/progressive, ovvero i canadesi VOIVOD. La band guidata da Michael Langevin e Denis Belangér propone una scaletta che attinge equamente dalla discografia della band (ovviamente con dei limiti dovuti al tempo a disposizione), con un’esibizione solida e coinvolgente per loro stessi e per il pubblico, sia quello più giovane che quello più avanti con l’età.

Il programma del festival pone adesso un grande dilemma: lo sludge/doom degli YEAR OF NO LIGHT o il thrash tecnico degli svizzeri CORONER? Decido di optare per i primi con non poco rammarico, che viene un po’ addolcito dalla performance dei francesi. I suoni del Metalgate Stage sono monolitici, la lentezza e la pesantezza dei brani proposti manda il pubblico in uno stato di adorazione e sofferenza emotiva. Tre canzoni per quaranta minuti tondi di concerto, al termine del quale mi dirigo in fretta verso il MetalShop Stage nella speranza di cogliere i minuti finali degli svizzeri, che si rivelano essere di tutto rispetto con due pezzi da novanta come “Reborn Through Hate” e “Die by My Hand“.

I primi headliner del terzo giorno sono i SATYRICON, impegnati in questo 2016 con il tour commemorativo di “Nemesis Divina“, uscito esattamente vent’anni fa. La band sale sul palco accolta da una prevedibile e comprensibile ovazione del numerosissimo pubblico, e sciorina senza soluzione di continuità tutta la setlist del loro capolavoro, con l’azzeccata scelta di spostare la title track e “Mother North” in chiusura per massimizzarne gli effetti. A metà setlist Satyr si lascia andare ad una breve spiegazione del perché quest’album sia così sentito e perché sia stato deciso di riproporlo interamente. La band è al top della forma, con la solita professionalità e presenza scenica del frontman e la perfezione di Frost dietro le pelli. Tempo per altre quattro canzoni più recenti (“We made other music after 1996, if you want it”, come dice Satyr), che io decido di saltare per correre a vedermi un’altra esibizione più unica che rara sull’Oriental Stage: si torna infatti nella terra del Sol Levante per l’esibizione degli storici SIGH, formazione black/avantgarde che ci propone un set perfetto con tanto di cantante donna che, oltre a regalarci un growl da paura, si rovescia addosso sangue finto da un calice infiammato. A fine set la band si dirige verso il Metalgate Stage per un’ospitata insieme ai norvegesi TAAKE, che riesco a seguire per le ultime due canzoni dalle retrovie di un tendone stracolmo di gente.

DAY 4

Arriva l’ultimo giorno di festival e con esso la sensazione di sconforto che sempre accompagna la fine di certi eventi. La giornata si apre quasi per caso con i DISAVOWED, band brutal death metal olandese che mi ritrovo a sentire durante il pranzo. Il genere è quanto di più stereotipato ci si possa immaginare, ma comunque godibile, con testi totalmente incomprensibili ed il frontman che non smette di cantare neanche quando si lancia in un folle crowdsurfing.

Convinto da alcuni amici mi dirigo quindi al Metalgate per i LIGHTNING BOLT, non avendo la minima idea di chi fossero o di cosa suonassero. La sorpresa è stata quindi enorme quando sul palco si è presentato questo duo, con un basso distortissimo ed una batteria condita da vari pedali per effettare e campionare la voce del cantante/batterista. Ancora oggi non trovo le parole per definire il delirio sonoro proposto dai due americani, che forse potrebbe essere inquadrato in una sorta di noise rock estremo: urla inumane e ritmiche inintelligibili per tutta la mezzora del concerto, con i musicisti che si avvicinano alla fine, grondanti sudore, per fare foto e ringraziare il pubblico. Fenomeni.

Si vola quindi in terra finnica per le esibizioni di due gruppi che non ho mai degnato di particolare attenzione. Il melodic death metal degli INSOMNIUM si rivela coinvolgente ma non troppo, con il pubblico un po’ spento. Decisamente più accesi i toni dei MOONSORROW e del loro black/folk, per i quali mi avvicino alle prime file in vista dei successivi headliner. I cori si sprecano, la band interagisce con il pubblico, diverte e si diverte in uno show che mi ha trovato d’accordo con coloro che mi hanno consigliato di vederli prima di partire.

La posizione guadagnata mi torna utile per una devastante doppietta made in Poland, due band che attendevo da tempo e che sparano addosso al pubblico due concerti neri come la pece. I BEHEMOTH, ormai agli sgoccioli di un lunghissimo tour in supporto dell’ultimo “The Satanist“, arrivano come al solito carichi di iconografia blasfema e ostentazione. L’album viene suonato per intero, il pubblico è scatenato e si fa fatica a tener posizione nelle prime file. Inferno è confermato alla batteria in extremis dopo essere guarito dall’influenza, Nergal è teatrale come non mai, con la malvagità che trasuda da ogni nota e da ogni centimetro di palco. Il momento topico arriva quando il frontman si avvicina alla transenna per dare le ostie ai suoi adepti completamente rapiti dal suo sguardo. Le fiammate non si risparmiano (abbronzatura istantanea per quelli più vicini), e dopo la fine di “The Satanist” è il momento di altri tre classici della band polacca: “Ov Fire and the Void“, “Conquer All” e la finale “Chant for Eschaton 2000” che dà il via al massacro nel pit. Si chiude così una delle migliori esibizioni del festival, che lo stesso Nergal definirà come una delle migliori anche della carriera della band.

Il palco si spoglia quindi per i connazionali MGŁA, autori di una performance altrettanto intensa ma spoglia e nichilista al confronto di quella di Nergal e soci. I quattro ragazzi si presentano tutti in nero, incappucciati e con un passamontagna in testa sbattendoci in faccia tutta la disperazione contenuta nei loro brani. I riff sono memorabili anche se potevano essere messi un po’ più in risalto, e la batteria (vero punto di forza della band a mio parere) è come sempre ricca di interessanti sfumature che permettono di distinguere il tutto dalla massa di band dei filoni metal più estremi.

Terminati gli ultimi, intensissimi secondi, si corre quindi sotto il palco accanto per quella che sarà la mia esibizione di chiusura del Brutal Assault 21. Si tratta tra l’altro di un’esibizione speciale e sentita: saranno i nostrani UFOMAMMUT, confermati in sostituzione degli altrettanto mostruosi ELECTRIC WIZARD, a guidare il pubblico in un incessante headbanging in down-tempo. La band si mostra a proprio agio su quello che non è di certo il tipo di palco e di pubblico a cui sono abituati, nonostante in un paio di momenti si possa notare come gli stessi musicisti siano un po’ in soggezione. Al termine dell’esibizione, i tre vengono a salutare i fan rimasti in prima fila ad aspettarli, tra cui un nutrito gruppo di italiani. Come se ce ne fosse bisogno, quindi, viene sfatato ulteriormente il mito tutto italiano dell’esterofilia, con una performance che non ha sfigurato di fronte a nessun’altra in questi quattro giorni, anzi.

Tuttavia non è ancora il momento di mettere il punto a quest’avventura: durante l’esibizione dei DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT, infatti, sbuca un pallone gonfiabile da spiaggia. Resistere è impossibile, si scatena una partitella di calcio/pallavolo sulle note di un black metal ignorante, alla quale partecipa un flusso continuo di gente e con i poveri membri dello staff che, smontando il palco, minacciavano di bucarci il pallone ogni volta che veniva mandato oltre la transenna. Non penso ci sia un modo migliore per concludere un festival.

 

La tremenda sensazione di tristezza ci piomba addosso pesantemente nel momento in cui viene smontato il secondo palco, con gli occhi che si fanno lucidi mentre mi dirigo verso la tenda. Le difficoltà, sia a livello organizzativo del festival che personale, ci sono state e non poche, ma tutti hanno fatto sì che la musica e l’impegno profuso potessero metterle in secondo piano. L’edizione 2017 di un evento in costante crescita e miglioramento è già delineata, e noi speriamo di essere presenti anche l’anno prossimo.[/wptab]
[wptab name=’English’]Brutal Assault Festival, which takes place inside the beautiful Josefov Fortress in Jaroměř, Czech Republic, is by now a well established event in the whole European festival scene. The 21st edition was characterized by the usual presence of big bands, but also by a few little problems related to some changes in the festival mechanisms. MetalPit was present, and we’re gonna tell you everything about our experience!

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DAY 1

After a draining 13-hour trip, the beginning of the festival was not the best one possible: the queue management, along with the new cashless system for merchandise and food purchases, brought some technical problems which led to slow lines under the rain. This prevented me from seeing bands like GOATWHORE, TRIBULATION and GRUESOME, arriving in front of the main stages just after three songs in NEUROSIS set. Their performance, as expected, was deeply emotional and devastating, thanks also to the weather and the stress built up until then.
After a brief pause, warming myself with some tea, it was time for KING DUDE: the dark/neofolk american artist performed on the smaller stage of the festival, the Oriental Stage (which will see just a few bands during these days). The gig was unique, a successful mix of dark and country elements with a marked folk nature.

Time to head to the big stages for the main events of the evening, at least from a commercial point of view: MASTODON offer us an intense setlist which draws from almost their entire discography (except from their debut “Remission“). The audience is enthusiast and really shows it with songs like “Oblivion“, “Divinations” and the mandatory “Blood and Thunder” as closer of the set. The only flaw of the performance were the vocals, a well-known problem for the band: in a few occasions, the four of them seemed a bit uncertain and the mixing during the first songs was not that good.

Quick pause for dinner and then back to the Jagermeister stage for one of the most iconic characters in the extreme metal scene. We’re talking about ABBATH, now on tour with his band after the departure from IMMORTAL. The performance is great, with songs that bring us to the cold Norwegian lands and a setlist which is almost all about IMMORTAL, from “Blizzard Beasts” to the most recent “All Shall Fall“. Besides that, there’s space only for two solo songs and a cover from the other Abbath‘s project I.

My personal closing to this first day is represented by CHELSEA WOLFE. She comes on stage with a low profile, whispering a few thank yous once every now and then and letting her music talk. The performance will be hard to forget: the heavy electronic sounds present on albums like “Pain Is Beauty” and “Abyss” give us a huge sound wall which is on par with bands like SUNN O))) and similars. Songs taken from the penultimate records, like “Feral Love“, are rearranged in a rock style, which comes natural with older songs like “Demons“. The result is a relatively short but extremely intense concert, with the songwriter totally immersed in her music. After the end, time to some well-earned sleep, but not restoring enough due to the weather conditions opposite to last year’s ones (it was about 10-15° degrees outside).

DAY 2

The second day starts quietly, after having regained the energies and walked around the festival area which, as usual, offers a great variety of food and record/merch stands. The first band to attract me to the stage is ANIMALS AS LEADERS with their performance full of notes and technical skills. Tosin Abasi is on fire, and with his big smile makes all the stuff he’s playing look easy.

After another pause from the big stages rush, it’s now time for IHSAHN, historic character of the Norwegian black metal scene. Unfortunately he was unable to attend the meet & greet, as the band went through some logistic problems and didn’t have their instruments delivered at the festival. Luckily, LEPROUS are also playing this day and they kindly lent their equipment. The performance is centered on the last, great album “Arktis“, with Einar Solberg on stage for the final song “Celestial Violence“. The last big surprise of the concert arrives after the end, when Ihsahn announces his return to Brutal Assault next year with EMPEROR, for the 20th anniversary of “Anthems to the Welkin at Dusk“.

While waiting for GOJIRA I had the occasion to listen to EXODUS, a war machine as always, despite the absence of Gary Holt: the band is killing it and generates a non-stop frenzy among the audience. The french artists go on stage at 21 o’clock for that which is surely not their best concert (Joe Duplantier admitted he had problems with his voice and – incredibly – Mario went through a couple imperfections), but that shows the band in a state of grace. The hour-long performance is full of moshpits and crowdsurfers, and I’m forced to retire due to a flying object that landed on my head, which finds relief in an ice-cold cider can.

Some minutes to recover from the shock and off to see MONO, with their exclusive performance on the Oriental Stage. The japanese post-rock band gives us a memorable set, full of pathos and atmosphere, thanks also to a finally cloud free and starry sky. After a brief chat with Baard Kolstad of LEPOUS, I head to the main stages for one of the most anticipated artists this year: James Kent, aka PERTURBATOR, goes live with his DJ equipment, playing his electronic darkwave music which involves the audience beyond every expectation. The area is full of fans of every genere: from blacksters to hardcorers, everyone headbanging and dancing to this videogame-inspired music which takes us directly to the ’80s. Time to end this second day at Brutal Assault with a smile on my face thanks to these great performances.

DAY 3

The second half of the festival is more dense with interesting bands, starting with the third day with two ones that, beyond personal tastes, succeed in warming the audience at a time when it is still rather thin. The procedures are different: BURY TOMORROW, with their metalcore full of catchy breakdowns, generates a rather impressive circle pit. The singer honestly appreciated the public, knowing that at least half of it didn’t listen to that genre. The second band is IRON REAGAN, who made the audience go wild with ignorance and musical violence. Their set is made of short and in-your-face songs, with the 12-seconds long “Your Kid’s an Asshole” dedicated to all the young kids on airplanes.

Time for a historic band in the thrash/progressive scene, which is VOIVOD from Canada. The group led by Michael Langevin and Denis Belangér gives us a setlist that draws evenly from their discography (with obvious limits due to the running time), with a solid and entertaining performance for them and the public, both young and less young.

The running order puts me now in front of a dilemma: YEAR OF NO LIGHTS‘s sludge/doom or CORONER‘s technical thrash? I choose the first ones with a bit of regret, sweetened by the french band’s exhibition. The sounds are huge, the slow and monolithic songs send the public in a state of adoration and emotive suffering. Three songs for a total of forty minutes of playing, after which I run to the MetalShop Stage hoping to catch the last instants of the Swiss’ performance: I manage to see two of the greatest songs by them, “Reborn Through Hate” and “Die by My Hand“.

The first headliner of the day is SATYRICON, who are taking on tour their masterpiece “Nemesis Divina“, which came out exactly twenty years ago. The band goes on stage greeted by huge enthusiasm by the audience, and plays the entire setlist almost without interruptions, except one moment when Satyr explained us the importance of this milestone of an album. The title track and “Mother North” are played at the end of the tracklist to maximize their effect on the public: the band is in excellent shape, Satyr is professional as usual and Frost is almost perfect behind the drums. There’s still time for four songs (“We made other music after 1996, if you want it”, as the frontman says), which I skip in order to see another unique performance on the Oriental Stage: time to head back to Japan with SIGH, iconic black/avantgarde band which plays a great set with their female singer who, besides having a truly impressive growl, spills fake blood on herself from a lit goblet. At the end of the set, the band walks towards the Metalgate Stage to guest on TAAKE‘s show, which I manage to see for the final songs from behind a really packed crowd.

DAY 4

Here comes the last day of the festival and the sad feeling that always comes with the closing of certain events. The day starts almost accidentally with DISAVOWED, a Dutch brutal death metal band playing while I’m having lunch. The music is quite stereotyped but enjoyable: the lyrics are totally unintelligible and the frontman doesn’t stop singing even when going crowdsurfing.

Pushed by some friends, I decide to head to the Metalgate Stage for LIGHTNING BOLT, without the slightest idea of who they were or what they played. The surprise was huge when this duo came on stage, with a heavily distorted bass and multiple voice effects among the drums. I can’t still find the words to describe the sonic delirium played by the american band, which could be some sort of extreme noise rock: inhuman screams and complex rhythms for half an hour, after which the musicians came off stage to greet the fans and take pictures. Phenomenons.

I take a flight to Finland for two bands that I never cared about much. INSOMNIUM‘s melodic death metal is not that much entertaining and the audience seems to be a bit cold. Different tones for MOONSORROW and their black/folk metal, for which I decide to go further inside the pit. The public sings all the choirs, the band interacts with it and everyone had fun in a show that did not disappoint me.

I keep the good position for a double shot made in Poland, two bands I was looking forward to and that wll deliver two pitch-black performances. BEHEMOTH, at the end of a really long tour in support of their latest album “The Satanist“, display their blasphemous iconography as usual. The album is played in its entirety, the public goes wild and it’s hard to maintain the position. Inferno was confirmed last minute after recovering from the flu, Nergal is more theatrical than ever, with wickedness pouring from every note and every inch of the stage. The key moment arrives when he comes to the fence to give hosts to his followers, lost in his gaze. Flames everywhere (instant tan for the closest people in the audience), and after the end of “The Satanist” come three other hits: “Ov Fire and the Void“, “Conquer All” and “Chant for Eschaton 2000” which gives way to the final massacre in the pit. So, there goes one of the best performances of the festival, which Nergal himself will describe as one of their best ever.

The stage gets spoiled for their compatriots MGŁA, for an equally intense but bare and nihilistic performance, in contrast with BEHEMOTH‘s. The four guys are all clad in black, hoods and hidden faces: they deliver all the huge amount of desperation contained in their songs, with memorable riffs (that should have stood out a bit more, honestly). The drumming, in my opinion the main strength of the band, is rich in interesting hints that make them stick out of the cauldron of extreme bands nowadays.

After the last, really intense seconds, I run to the near stage for the final performance of my Brutal Assault. More importantly, it’s a special and felt performance: fellow Italians UFOMAMMUT, who are replacing ELECTRIC WIZARD, guide the audience through a river of down-tempo headbanging. The band is at ease on a stage which surely is not their usual one, though they look a little bit intimidated every now and then. At the end of their set, the three musicians come to the fence to greet the fans, in awe for a great closing show.

However, that’s not the end of it: during DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT‘s set, in fact, an inflatable beach ball comes out of nowhere. So we start playing a mix of football and volleyball, with many random people participating or just hitting the ball while passing. Kudos to the staff, who threatened to punch a hole in the ball everytime we sent it over the fence while they were working, but always giving it back.

 

A tremendous, sad feeling falls upon us when we see the stages being dismantled, with misty eyes while going to the tent. The difficulties, both personal and the festival’s, were many, but the music and all the efforts made put them in the background. The 2017 edition of this festival, in costant growth and improvement, is already outlined and we hope to be there again next year.[/wptab]
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