A poco più di un mese di distanza dallo European Apocalypse, sull’Alcatraz piomba il manto oscuro di un altro attesissimo tour: l’Ecclesia Diabolica Evropa.
Protagonisti di questo tour sono i polacchi Behemoth, supportati da altre due band di prim’ordine: gli ormai storici At The Gates e gli “emergenti” Wolves In The Throne Room, reduci da una data al Magnolia lo scorso luglio.
Quando si “accendono le luci” sui Wolves In The Throne Room, il palco è decisamente ingombro. A differenza del tour capeggiato dai Kreator, stavolta la venue non è al completo, scelta che costringe ad utilizzare il temuto palco piccolo, che limita notevolmente il margine di manovra delle band. I Wolves In The Throne Room sono sicuramente i meno fortunati da questo punto di vista, dovendo esibirsi su un palco già parzialmente predisposto per i gruppi successivi. Tuttavia, questo non sembra rappresentare un problema per i “lupi nella sala del trono”, che oltre ad avere una formazione piuttosto semplice (voce/chitarra, seconda chitarra, terza chitarra, tastiera e batteria), hanno anche un’attitudine sul palco piuttosto “statica”.
I Wolves non spiccano infatti per la tendenza ad aizzare le folle, ma con la loro suggestiva commistione di generi (black più o meno atmosferico a seconda del momento, ambient), riescono a coinvolgere comunque i presenti, sfoderando tre lunghi brani tatti dal loro ultimo album: “Thrice Woven“.
Rispetto allo show dello scorso anno al Magnolia, i Wolves caricano la performance di una miriade di sfaccettature, facendoci gustare non solo una voce e delle sonorità tipicamente black, ma anche dei passaggi più atmosferici, che riescono a dare un’idea a tutto tondo della band, anche a chi assiste ad un loro concerto per la prima volta.
Setlist:
Angrboda
The Old Ones Are With Us
Born From the Serpent’s Eye
WOLVES IN THE THRONE ROOM
Non appena le luci dei Wolves In The Throne Room si spengono, i backliner scoprono la fiammante batteria degli At The Gates, e l’entusiasmo del pubblico sale subito alle stelle.
Non avevo mai visto gli At The Gates dal vivo, ma ero piuttosto curiosa di vedere all’opera Adrian Erlandsson, avendo scoperto la band proprio grazie a lui (o meglio, grazie ad alcuni suoi video sparsi sul web). La gigantesca batteria è proprio al centro del palco, e non appena Adrian prende posto è subito chiaro che le mie aspettative verranno ripagate. Erlandsson è senza dubbio una macchina da guerra: incredibilmente potente e veloce, è così magnetico da rubare la scena la resto della band, eccezion fatta per Tomas Lindberg, che con attitudine radicalmente diversa rispetto a Nathan Weaver pochi minuti prima aizza il pubblico dall’inizio alla fine, scatenandosi sul palco e protendendosi verso la folla. La voce del frontman è indubbiamente ottima, perfetta con il sound death metal dei suoi compagni di viaggio, e l’impressione live è decisamente buona. Gli At The Gates esprimono una fortissima energia, e sono veramente degli animali da palco. Per la serata propongono una scaletta incentrata sugli ultimi due full-length (“At War With Reality” e “To Drink From the Night Itself“), con ampio spazio per una serie di chicche tratte dallo splendido (e a mio parere capolavoro) “Slaughter of the Soul“. La serata si scalda, e manca ancora il piatto forte.
Setlist:
To Drink From the Night Itself
Slaughter of the Soul
At War With Reality
A Stare Bound in Stone
Cold
El Altar del Dios Desconocido
Death and the Labyrinth
Heroes and Tombs
Suicide Nation
Daggers of Black Haze
The Book of Sand (The Abomination)
Blinded by Fear
The Night Eternal
AT THE GATES
Dopo la lunga, ma piacevole attesa, è finalmente il turno dei Behemoth.
Anche in questo caso, mi approccio al gruppo “da profana”, intrigata principalmente dal suo aspetto visivo, pur avendo un’infarinatura di quello che è lo stile della band.
Come è facilmente intuibile, lo show è principalmente incentrato sull’ultimo nato in casa Behemoth, “I Loved You At Your Darkest“, anche se non manca l’occasione di sentire alcuni pezzi storici tratti dai precedenti album. Pur conoscendo poco i Behemoth, dal punto di vista sonoro mi hanno piacevolmente colpita: la voce di Nergal si presta incredibilmente per il live, e la band riesce a mostrare non solo l’aggressività tipica del black metal, ma anche un aspetto più intimo e d’atmosfera, che rende ancora più “mistica” la performance.
A colpirmi maggiormente è però l’aspetto visivo: trucco studiato, costumi curati nei minimi dettagli, e cambi d’abito che raggiungono l’apice con il bellissimo copricapo realizzato dalla stilista polacca Agnieszka Osipa per il video di “Bartzabel“, che viene indossato da Nergal proprio durante quel brano. Il contorno non è da meno: una scenografia intrisa di effetti di luci e fumo, ma anche di dettagli studiatissimi, come le intrecciate e complicate aste dei microfoni.
Lo spazio a disposizione rimane comunque poco, ed è davvero un peccato vedere i componenti della band compressi in così poco spazio. Nonostante questo, i Behemoth dimostrano di avere un’attitudine davvero coinvolgente, cosa piuttosto insolita per un gruppo black metal: Nergal si muove come una scheggia, si protende verso la folla, scende dal palco, aizza il pubblico. Credo che questa sia una delle caratteristiche più belle dei quattro polacchi: non si tratta solo di un concerto, ma di un vero è proprio show, orchestrato alla perfezione dal precisissimo e carismatico Adam Darsk.
Sebbene l’Alcatraz non fosse al completo, ci aspettiamo che i Behemoth tornino presto: “We will come again, and again, and again…“. Parola di Nergal.
Setlist:
Solve (opening)
Wolves ov Siberia
Ora Pro Nobis Lucifer
Bartzabel
Ov Fire and the Void
God = Dog
Conquer All
Ecclesia Diabolica Catholica
Decade of Therion
Blow Your Trumpets Gabriel
Slaves Shall Serve
Chant for Eschaton 2000
Lucifer
We Are the Next 1000 Years
Coagvla
BEHEMOTH