Gli Utopia sono una band Prog metal di Roma che hanno esordito nel 2010 nel mondo musicale
Tra le canzoni più rilevanti del lotto troviamo:
Corpus caeleste: secondo pezzo dell’album, primo a essere definibile progressive rock-metal. Sette minuti che passano in fretta con una composizione complessa: inizio cattivo seguita da un’alternanza di ritornelli di voce e tastiera placidi e riff prog dove fanno da padroni chitarra e basso; il tutto incorniciato dalla batteria che dall’inizio alla fine non sfigura con gli assoli degli altri strumenti;
I want to know: terza canzone dell’album. Sostituite un testo in italiano, magari su una melensa storia d’amore dal diabete facile, e sicuramente passerà il provino per esibirsi a Sanremo. Probabilmente arriverà al terzo-quarto posto (classifica media delle canzoni che hanno successo finito il “festival” ndr). Se il genere vi piace, la riascolterete parecchio. Tra la tastiera che fa quasi da padrone assoluto e gli assoli di chitarra che impreziosiscono il tutto è una canzone gradevole per la maggior parte delle orecchie e che rimane comunque in mente.
Black drop: sesto pezzo dell’album. Se siete bassisti o comunque prediligete il suono dello slap, sarà la prima canzone che riascolterete appena finito l’album o il brano stesso (sono aperte le scommesse). Nulla da togliere agli altri strumenti che cooperano in più punti dando assoli progressive, soprattutto chitarra e tastiera che si alternano a metà canzone con i loro virtuosismi. Come accennato sopra, questa è una delle poche canzoni veramente progressive rock dell’album
I will try: nona canzone. Tastiera, chitarra e basso fanno da padroni con i loro assoli, alcuni che sono classico rock, altre che sfiorano il jazz e il blues. Presenti come in tutte le altre canzoni pezzi di voce, batteria e tastiera, ma si limitano a intervallare i riff per evitare che sia un continuo di strumentale che risulterebbe quasi piatto. In questa canzone più che in altre si possono sentire i vari generi che influenzano gli Utopia riassunti in quasi otto minuti.
Riassumendo, rispetto al primo album hanno prediletto la componente pop ma soprattutto quella progressive, lasciando quella rock – metal in secondo piano, relegate a circa metà delle tracce dove coesistono comunque con la corrente maggiore. Merita comunque un’ora del proprio tempo ad ascoltarlo, ma definirli prog metal è eccessivo, si possono classificare più che altro come progressive rock/prog alternative complessivamente.