I The Pete Flesh Deathtrip, a distanza di tre anni dal primo album, ritornano con Svartnad. Questo gruppo è nato come progetto solista di Pete “Flesh” Karlsson, chitarrista e cantante che ha suonato nelle file di vari gruppi (Flesh, Maze of Torment, Deceiver, Harmony…), in collaborazione con Henrick Borg che ha contribuito a registrare batteria e voce secondaria.
Il disco è composto da 8 canzoni che vann
Tra le canzoni rilevanti:
- The Winter of the Wolves: sesta canzone. Intro rapido death, per poi rallentare i ritmi con un riff caratterizzato da una ritmica tipicamente doom, che in questo pezzo è più presente che negli altri. Non c’è un vero e proprio ritornello, ma l’assolo lento e lungo dà una marcia in più.
- She Dwells Into the Dark: settimo pezzo dell’album. Intro lungo per poi smorzare i ritmi come la canzone precedente, ma con la differenza che gli strumenti hanno un ruolo più importante dando un groove potente tra una strofa e l’altra. Sei minuti che passano quasi senza accorgersene.
Rispetto al primo album i suoni sono cambiati, puntando sul black, e le ritmiche sono più simili al doom che non al death-black trovato su Mortui Vivos Docent, ma sono rimasti inalterati lo stile e le atmosfere che si creano ascoltando le canzoni; le parti melodiche sono raffinate e rendono l’album gradevole. Alcune delle migliori canzoni rimangono comunque nel primo album, ma i The Pete Flesh Deathtrip non hanno deluso le aspettative.