SAMAEL – Hegemony

A sei anni dall’uscita di “Lux Mundi”, i SAMAEL pubblicheranno il prossimo 13 ottobre, via Napalm Records, “Hegemony“, imponente monumento a un Industrial Black Metal la cui evoluzione prosegue ormai da un decennio e che ha visto il quartetto svizzero integrare un sempre maggior numero di elementi Symphonic. Anche questa volta sono la voce possente e i ritmi incalzanti, quasi a tempo di marcia, a contraddistinguere quello stile che ha diviso l’opinione del pubblico sin dai tempi di “Passage” (1996) e che oggi ritroviamo concretizzato in un sound moderno e sempre incisivo.

Con “Hegemony” i SAMAEL propongono un album di concetto in cui i testi giocano un ruolo primario nel fissare la natura ambivalente dell’atmsfera prodotta dal combo martellante di batteria e chitarre. L’epicità degli arrangiamenti e la durezza delle ritmiche infatti non bastano ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore, soprattutto se quest’ultimo ha una certa confidenza con le orchestrazioni di Dimmu Borgir e affini, in quanto sono le parole il vero catalizzatore in grado di aizzare gli animi. Perchè questo vogliono fare i SAMEL: creare un senso di unità nel diverso, cimentarsi in una missione universale, generare un’onda che distrugga conflitti, bigotteria e false credenze. L’idea, insomma, è di alimentare un processo di aggregazione rivolto contro i mali del nostro tempo.

La title track “Hegemony” rende manifesti sin da subito gli intenti della band. Da un lato infatti si consolida il mix di elementi synth con quelli più orientati al sinfonico, mentre dall’altro la voce graffiante di Vorph declama, un ruggito dopo l’altro, il manifesto ideologico di unificazione che, nemmeno a farlo apposta, trova il proprio titolo nella successiva “Samael“. Entrambi i pezzi sono organizzati su ritmi cadenzati, sebbene il secondo faccia notare una maggior predominanza degli archi e una strofa più ipnotica rispetto al primo. “Angel of Wrath” invece raccoglie tutta l’ambiguità del celestiale da cui il gruppo prende il nome, poiché il tema qui è quello di un’entità che, per riportare pace e quiete, deve passare attraverso una purificazione di tipo distruttivo piuttosto che educativo. Di nuovo abbiamo una batteria cadenzata, ma a spiccare sono soprattutto gli inserti orientaleggianti in sottofondo e il ritornello esaltante sulle parole “red fire!”. Stesso colore dominante e ritornello entusiasmante che troviamo anche in “Red Planet“, in cui i suoni delle tastiere riportano alla mente alcune sperimentazioni dei primissimi Sirenia mentre il buon Vorph inneggia alla fine di questo mondo per ricostruirlo sui cardini della ragione e dell’unità.

Se con “Black Supremacy” finalmente i ritmi accelerano portando un po’ di varietà in quello che altrimenti rischierebbe di diventare un “one-two” monocorde, sono tuttavia i concetti, più che l’originalità degli spartiti, a suscitare particolare apprezzamento, e questo soprattutto in tre brani. “This World“, per esempio, coltiva in sé una questione epistemologica di primo piano per la filosofia, ovvero quando una conoscenza può essere vera e giustificata. Imposizioni dell’autorità e opinioni della massa non sono, secondo i SAMAEL, buoni mezzi per risolvere il problema:

Doubt is not calamity
When we question authority
Challenge the ideology
Accepted by majority

Interessante pure il messaggio di “Against All Enemies” nel quale la band svizzera fornisce addirittura una lista di farmaci contro i mali della società (gli enemies), il tutto nell’ottica di un enhancement del pensiero:

Against God there’s Science
Against Evil – common sense
Against obsession – diversity
Against division – unity

Against intolerance – experience
Against violence – self reliance
Against violence – self reliance

In “Dictate of Transparency“, infine, trova spazio la condanna verso i social network e il loro lato più torbido, verso la mania di protagonismo che questa società ci ha imposto, quasi fosse una manovra occulta di controllo in spregio a ogni diritto di privacy:

From the obvious to the obscene
Want to be heard, want to be seen
All is senseless without witness…

Nel complesso, “Hegemony” risulta un album ben prodotto, a tratti esaltante, la cui unica pecca risiede nella mancanza di varietà. Sia il cantanto di Vorph che il drum programming di Xy seguono una linea fin troppo scontata, povera di quelle sfumature che potrebbero fare la differenza. I fan di lunga data probabilmente adoreranno anche quest’ultima fatica, laddove invece i nuovi ascoltatori potrebbero recepirla con tiepido entusiasmo.

 

Tracklist:

  1. Hegemony
  2. Samael
  3. Angel of Wrath
  4. Rite of Renewal
  5. Red Planet
  6. Black Supremacy
  7. Murder or Suicide
  8. This World
  9. Against All Enemies
  10. Land of the Living
  11. Dictate of Transparency
  12. Helter Skelter (Beatles cover)

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