ONCHOCERCIASIS ESOPHAGOGASTRODUODENOSCOPY – The Rotted Plinth Of Sachiel

Io sono Toscano. Come tutti sanno, o dovrebbero sapere per obbligo morale, i toscani sono famosi per le battute e la parlantina conosciuta in ogni dove, inconfondibile e che non smette mai di divertire (il primo che mi chiede la Coca Cola con la cannuccia corta corta lo “sbuzzo”). Possiamo dire che siamo, per certi versi, “l’anima della festa”: già vi immagino, dall’altra parte dello schermo, sorseggiando qualcosa di fresco, che vi leggete questa recensione chiedendovi cosa mai potrà accomunare la cultura di una Regione con un album Grindcore. In effetti, anch’io potrei dirvi “assolutamente niente amici miei”… Ma non è questo il caso. Se vi trovaste in una situazione come la mia, avreste sicuramente bisogno di un espediente bizzarro per descrivere ciò che vi trovereste di fronte… Ma vi tolgo la patata bollente dalle mani e mi prendo io questa giocosa “responsabilità” per voi. Dunque mettetevi comodi ed iniziamo.

Il giorno che mi sono ritrovato di fronte questo album da recensire ero entusiasta, d’altronde io amo la musica estrema e ultimamente più lo è, più mi appassiona. Il punto fu soltanto uno: riuscire ad interpretare il nome o, ancor più semplicemente, a leggerlo. Questi pazzi furiosi, infatti, non si sono cercati un nomino semplice semplice ma anzi, hanno pensato bene di “intrippare” la mente degli ascoltatori e ovviamente di chi avrebbe potuto recensire l’album, ricercando qualcosa che potesse al meglio rappresentare la propria musica: il devasto!

Senza dubbio, la scelta è coerente e ben ponderata; la musica che questi Onchocerciasis Esophagogastroduodenoscopy (si avete letto bene, o almeno ci state provando) ci propongono non è certo un’orchestra da matrimonio felice con svolazzata di colombe e bomboniere nel finale. Ma se la testa di una persona deve esplodere ancor prima di iniziare l’ascolto, diciamo che non voglio esserne i fautori. Ecco perché, in maniera molto scherzosa e toscana, ho deciso di soprannominare questa band “Supercazzola”; ne avete mai sentito parlare? Ma certo che si, dai! La supercazzola prematurata con scappellamento a destra, no? Che se ci pensate, alla fine, non fa molta differenza… Non siete d’accordo con me amici? Ma torniamo a noi.

Quello che la band “Supercazzola” ci dona, con la delicatezza di un toro in carica alla corrida di Pamplona, è un Grindcore spietato e senza scrupoli che ci incorna con tutta la potenza che questo genere può mettere in campo. Se poi vogliamo restare in tema animalesco, il pig squeal del cantante aggiunge sicuramente quella nota brutale che rende il tutto ancora più interessante e godibile per i veri appassionati; ma dovete esserlo davvero, mi raccomando, non è roba per deboli di cuore, Amplifon non vi servirà ad attutirne l’impatto demolitore.

Analizzando le trac… Seh vabbè, ma che analizzo. Ogni pezzo tritura le nostre povere ossa come fossero latte in polvere, rendendoci di nuovo piccoli ed indifesi; ciò ci resta è un nutrimento prodotto direttamente dalla nostra “sofferenza” uditiva ma se siete come il sottoscritto, avrete soltanto di che godere.

Gli Oncho..ehm, volevo dire “Supercazzola”, ci stupiscono con un album pieno di… di… beh, date una possibilità a questa mattonata nelle gengive e mi ringrazierete, ma probabilmente mi manderete anche il conto del Pronto Soccorso da pagare. 

Tracklist

  1. The Rotted Plinth Of Sachiel
  2. Facial Gutting
  3. Bloodroot& Blazing Sun
  4. Flayed Tellurian Husk
  5. Fervid Genital Skinning
  6. Alluvial Maelstrom Of Frenzied Self-Mutilation
  7. The Rose Of Jericho
  8. At The Gates Of Unyielding Abuse
  9. Profane Psalms Carved Into The Palms Of God

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