CRADLE OF FILTH – Cryptoriana – The Seductiveness of Decay

Ne sono passati oramai di anni da quando la carriera dei Cradle of Filth ha avuto inizio.
Dani Filth, coi suoi atteggiamenti vampireschi e luciferini è riuscito a incantarci, grazie anche alle tematiche da lui proposte: serial killer, vampiri, streghe e occulto hanno fatto da sfondo ai suoi album. Anche lui ha avuto i suoi inciampi, eppure non ha mai mollato la presa e ciò gli fa onore.
Dopo due anni dal precedente “Hammer of the Witches”, eccolo di nuovo in pista con quest’album dal sapore vittoriano. Dopo tutto questo tempo, i Cradle sono ancora in grado di tirare fuori elementi a cui non possiamo rimanerne impassibili, elementi a carattere soprannaturale, la cui presenza traspare a dei segni di resa umana. In “Cryptoriana” si parla di questo e di ben altro: si parla del brutto vizio della società borghese vittoriana nello stuzzicare ciò che non va stuzzicato, di come la noia dominava le persone a tal punto da ricorrere allo spiritismo, infiammando di insane passioni generazioni di scrittori affascinati e attratti da queste pratiche occulte. Con una copertina alquanto sconvolgente ed inquietante firmata da Artūrs Bērziņš, questo dodicesimo lavoro dei vampiri del Suffolk ripercorre lo stesso stile dell’album precedente, con l’aggiunta di un qualche curioso particolare. Per esempio, e avete un orecchio ben allenato a sentire le sfuriate black di questi diavoli, noterete che all’interno di “Cryptoriana” si possono udire dei riff tipicamente heavy in stile Iron Maiden, da sempre citati come una delle maggiori influenze per i Nostri.
Evidente caratteristica del full-length sono i cori, che guadagnano un po’ di spazio a discapito delle tastiere, leggermente in secondo piano.
Come da tradizione, i Cradle aprono anche quest’album con un intro strumentale a dir poco rasserenante, Exquisite Torments Await. Squisiti tormenti ci attendono al varco… e, dopo 40 secondi angoscianti, ecco che si odono le chitarre e l’urlo di Dani. Un urlo infernale, tipico del suo particolare timbro vocale.
Si prosegue belli spediti con il brano successivo. Rilasciato dalla band come primo singolo, Heartbreak and Séance è una di quelle canzoni che sicuramente sarà sempre presente nelle scalette a venire. Grazie a un videoclip dai toni suggestivi ed evocativi che ricorda quello di “Her Ghost in the Fog”, ci viene mostrato di come la morte spezzi anche i cuori più innamorati. Le chitarre qui si fanno addirittura struggenti, ma poi riprendono a violentare i nostri timpani, accompagnate da un picchiare continuo di un batterista indemoniato e dai cori, che danno un tocco gothic all’atmosfera. Achingly Beautiful è un brano a tratti mediorientali, di cui la furia black ne è padrona assoluta fino al terzo minuto, quando intervengono nuovamente le tastiere e i cori. In “Vengeful Spirit”, sesta traccia del lotto, troviamo una vecchia conoscenza in veste di ospite, Liv Kristine, già chiamata a cantare per loro ai tempi di “Nymphetamine”. Il disco è tenuto insieme dalla femme fatale che fa da voce narrante, ovvero Lindsay Schoolcraft, alla sua seconda collaborazione con la band britannica.
Cinquantuno minuti in totale, quindi, per le otto tracce dell’album e, per chi fosse ancora bramoso di sentire altro, nella versione digipack sono presenti due bonus track, tra cui una è una cover degli Annihilator.
Dal mio parere personale, i Cradle oramai sono ben lontani dai flop “The Manticore” o “Damnation and a Day”. Con questo nuovo rubino rosso sangue glorificano i tempi passati e si spera che continueranno ad andare avanti così.

Tracklist:

1. Exquisite Torments Await
2. Heartbreak and Séance
3. Achingly Beautiful
4. Wester Vespertine
5. The Seductiveness of Decay
6. Vengeful Spirit
7. You Will Know the Lion by His Claw
8. Death and the Maiden

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