CHRONIC HATE – Reflection on Ruin

Reflection on Ruin è l’ultimo EP della formazione death metal nostrana Chronic Hate. Il disco, composto da 4 tracce, è stato rilasciato il 23 aprile 2021 – anno che segna le due decadi di attività del quartetto – via Kvlt and Kaos Productions. La paralisi dei concerti nel 2020 ha dato alla band il tempo di comporre svariate canzoni e di produrne una manciata in occasione di questo EP.

La pubblicazione di 100 copie in edizione limitata del disco è prevista per il 18 giugno 2021, con possibilità di pre-ordine a partire dal 6 dello stesso mese.

I bibionesi Chronic Hate nascono nella scena più “old school” del death metal italiano. Questa caratteristica è certamente percepibile nell’esoscheletro del loro sound, specie nel tono del basso, che ricorda quello di Alex Webster degli innegabili Cannibal Corpse. Nonostante ciò, in quest’ultima release s’intravedono sprazzi di un death più esuberante, che non disdegna la componente melodica. Anzi, in stile Fleshgod Apocalypse e Beyond Creation, i Nostri ambiscono a condire il proprio lavoro con sfumature che strizzano l’occhio ai più avidi ricercatori di virtuosismi.

Le prime tre tracce, composte interamente dalla band, sono “Visions,” “No Lights No Hope” e “Down to Ruin”. Sin dalla prima traccia, “Visions”, mi ha stupito il furioso e accuratissimo lavoro dietro le pelli, sensazione che si è confermata nel proseguire l’ascolto dell’EP. Non ci si può esimere dall’apprezzare l’intricato passaggio melodico che segue il secondo ritornello, sostenuto da una doppia armonia di chitarre e da un cantato che passa dal più demoniaco growl a graffianti scream in falsetto.  L’inarrestabile finale proietta l’ascoltatore nell’eclettica “No Lights No Hope”, al contempo malinconica e corrosiva. Il brano si apre con un velocissimo riff di chitarra in scala cromatica, tipicamente usata nel death metal, arricchito da un preciso tremolo picking. A circa metà canzone, il tempo rallenta e l’atmosfera del brano – scandita da un ipnotico doppio kick della batteria – muta repentinamente. “Down to Ruin”, dal suo canto, ha indubbiamente l’intro più accattivante dell’intero lavoro e non smette di stupire, raggiungendo un climax sonoro intenso e caotico, il quale potrebbe essere considerato il passaggio più emblematico dell’album. L’ultima traccia, invece, è una cover di “Misanthropic” dei Dismember che rende sicuramente onore alla storica band svedese.

Impossibile non menzionare l’eccellente lavoro di produzione dell’album, la cui resa è assolutamente di alto livello. Tutti i membri di questa band sono dei veri e propri maestri del proprio strumento e la loro impeccabile tecnica è degna di nota; gli arrangiamenti non sono affatto scontati o ripetitivi, bensì poliedrici e inaspettati. È quasi un peccato che ci siano solo quattro tracce: a fine ascolto, si spererebbe durasse ancora, specialmente se si è amanti del genere. È strano che i Chronic Hate non siano mai effettivamente usciti dall’underground. La qualità della composizione e la tecnica dei Nostri è indiscutibile. Dunque, restiamo in attesa del full-length, che, fino a questo momento, promette più che bene.

Tracklist:

  1. Visions
  2. No Lights No Hope
  3. Down to Ruin
  4. Misanthropic (Dismember cover)

 

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