Dopo lo show dello scorso maggio tenutosi al Druso, fanno ritorno nel nostro paese gli scatenati Skid Row, pronti a esaltare i fans per due date, tra cui quella in oggetto al Phenomenon di Fontaneto D’Agogna (NO). Gli statunitensi saranno preceduti da due band di supporto, gli Electric Mary e gli Hollowstar, pronti a scaldare il pubblico per una serata all’insegna del rock’n’roll. Verso sera è presente un ristretto gruppo di temerari che sopportano il freddo e la pioggia. Quando il locale apre attendono nella zona biglietteria, ancora qualche minuto e finalmente possono accedere all’area concerto, gli irriducibili si piazzano subito in transenna e per loro fortuna durante l’attesa hanno l’occasione di incontrare il batterista Rob Hammersmith, mentre esce dall’area ristoro per recarsi nel backstage. Molto disponibile, si concede per foto e firme con tutti.
I primi a salire sul palco sono gli Electric Mary direttamente dall’Australia, nati nel 2003 e forti della pubblicazione del quarto disco “Mother”. Dopo una calorosa accoglienza, i musicisti partono sulle note di “Let Me Out”, raggiunti successivamente dal frontman Rusty. Un inizio in puro stile rock’n’roll che dà una scossa iniziale, l’incrocio delle chitarre di Pete Robinson e Brett Wood crea un sound energico basato su riff accattivanti e sferzate di assoli, abbinati alle robuste linee di basso tracciate da Alex Raunjak, mentre dietro alle pelli Paul “Spyder” Marrett dà un ulteriore spinta picchiando senza sosta. Si tengono saldamente alle radici rock classiche, con l’aggiunta d’influenze più moderne che conferiscono al sound originalità e freschezza. Ogni canzone ha un ritmo coinvolgente rinforzato dal timbro graffiato di Rusty, frontman di grande spessore e carisma che interagisce costantemente col pubblico. Anche i suoi compagni hanno una dinamica tenuta di palco, che si protrae per tutta l’esibizione mantenendo viva la partecipazione del pubblico già aumentato, che risponde positivamente applaudendo a ogni canzone sino alla conclusiva “O.I.C.”. La band di Melbourne ha assolto pienamente il compito di aprire la serata, ritirandosi a testa alta può lasciare il palco alla band successiva.
Dopo questo buon riscaldamento la serata procede con gli Hollowstar, band emergente fondata nel 2015 dai fratelli Joe e Jack Bonson, i quali quest’anno hanno sfornato l’omonimo debut album. Accolti da un pubblico sempre più numeroso, esordiscono con “Good Man Gone” proseguendo sui binari del rock, con l’atmosfera che si riaccende rapidamente. Il repertorio si baserà interamente sul nuovo lavoro, che presenta un sound ben marcato dalle solide ritmiche piazzate dall’accoppiata Phil Haines e Tom Collett, sostenute da Jack Bonson che picchia costantemente su piatti e pelli, mentre il frontman Joe Bonson si destreggia tra basso e microfono: le sue note amalgamano il sound mentre la sua voce è pulita dal timbro soffice ma avvolgente. Anche dal punto di vista scenico sanno farsi valere, per tutta l’esibizione il pubblico ha apprezzato ricambiando con applausi, sino alla conclusiva “All I Gotta Say”, con la quale salutano i ragazzi di St. Ives raccogliendo meritati applausi. Ora il pubblico è pronto per il gran finale.
Setlist:
Good Man Gone
Down By The Water
Sinner
Money
Invincible
Take It All
Let You Down
Overrated
All I Gotta Say
Siamo giunti al punto cruciale, il Phenomenon si è riempito e i presenti non vedono l’ora di vedere i loro idoli. A un tratto parte “Blitzkrieg Bop” dei Ramones: è il segnale che stanno per iniziare, la tensione è al massimo e quando entrano in scena, gli Skid Row irrompono con “Slave To The Grind” incendiando la folla. Un inizio fulminante seguito dalle classiche “Sweet Little Syster” e “Big Guns”, che mettono già a dura prova le corde vocali dei fans, dopodiché Snake Sabo intona le dolci note di “18 And Life”, intramontabile perla cantata come un inno. I ragazzi del New Jersey, sì proprio così, “i ragazzi” perché ancora oggi sprizzano energia come dagli esordi nel 1986, alimentati dal degrado e il senso di ribellione che all’epoca invadeva le strade, tengono senza problemi il palco. Snake e Scotti Hill sono un’accoppiata micidiale, le loro chitarre fanno scintille sprigionando una miriade di riff e vortici di assoli, tanto che durante “Monkey Business” si ritagliano un sipario dove si imbattono in un duello all’ultima nota, intonando anche “Cowboys From Hell” dei Pantera. Le potenti ritmiche sono intensificate dai rombanti giri di basso scaturiti dall’inossidabile Rachel Bolan, il quale inoltre dà sfogo alla sua gola omaggiando i Ramones con “Psycho Therapy”. Alla batteria c’è un vero e proprio martello pneumatico di nome Rob Hammersmith, il palco trema sotto i suoi incessanti colpi che infondono ulteriore potenza. Durante l’esibizione regna una perfetta coesione, i musicisti si affiancano a vicenda, salgono e scendono dalle pedane piazzandosi a fronte palco, dimostrando un’infinita passione e voglia di divertirsi, riuscendo a trasmetterla ai fans che cantano a squarciagola ogni pezzo acclamandoli a gran voce, anche se mi sarei aspettato una folla molto più movimentata. Infine, lo scalmanato ZP Theart mantiene viva l’esibizione con grinta e simpatia, la sua vocalità forte ed estesa non perde un colpo, nonostante sia penalizzata a causa dell’audio, ma questo assolutamente non fa diminuire l’entusiasmo che si respira, il quale rimane costante sino a “Makin’ a Mess”, apparente ultima canzone. Ma non pensate che sia finita, dopo breve tempo i Nostri tornano alla carica ancora più agguerriti con in serbo altri tre pezzi, e, come di consueto, il sipario si chiude con l’immancabile “Youth Gone Wild”, durante la quale spremono la folla fino all’ultima goccia d’energia. Con il poco fiato rimasto i presenti acclamano gli inossidabili Skid Row, che hanno decisamente fatto regnare incontrastata la dura legge dell’hard rock.
Gli amanti del rock possono ritenersi soddisfatti, la serata ha superato le aspettative grazie alle fantastiche esibizioni degli Electric Mary e Hollowstar, che si sono rivelate due band molto promettenti. Vivissimi complimenti agli Skid Row, sempre fenomenali, ancora oggi fanno scatenare i fans grazie alla loro fervida attitudine tutt’altro che arrugginita. Un grande ringraziamento a Bagana e alla B.A. City Factory, per aver realizzato un evento di tale portata, con la speranza che c’è ne saranno molti altri. Alla prossima!
Setlist:
Slave To The Grind
Sweet Little Syster
Big Guns
18 and Life
Piece Of Me
Livin’ on a Chain Gang
Ghost
Psycho Therapy (Ramones cover)
I Remember You
Monkey Business
Makin’ a Mess
Encore:
We Are The Damned
In A Darkened Room
Youth Gone Wild