Arrivata intorno alle 13.30, trovo già qualcuno in fila fuori dal Live Music Club. La prima cosa che noto con piacere è che questo festival sta richiamando fans dall’estero: vicino a me sento due ragazzi dall’accento tedesco e poco più in là vedo tre ragazzi giapponesi. Quando alle 14.00 circa si aprono le porte, prende il via la seconda giornata di musica che andrà avanti fino a tarda serata.
Gli svedesi CRUZH sono i primi a salire sul palco e devono accontentarsi di un pubblico scarno che tuttavia apprezza sia le gag divertenti tra cantante e bassista che la performance generale. Il loro sound melodico richiama gruppi come i Def Leppard e crea un forte “effetto nostalgia”: lo spettacolo è una sorta di revival degli anni ’80 con tutti i pregi – e i limiti – del caso. La band lascia la scena dopo una mezz’ora con qualche fan in più e godendosi gli applausi più che meritati.
Segue la prima band italiana del festival: i LIONVILLE. Si tratta di un gruppo nato inizialmente come studio-project di Stefano Lionetti, poi diventato una vera e propria live band con l’arrivo del cantante svedese Lars Säfsund. Anche in questo caso siamo di fronte a un rock melodico che ammicca alle grandi glorie del passato (vedi Toto). La perfomance è pulita e precisa, la sezione ritmica non sbaglia un colpo, mentre il cantante Lars Säfsund mostra una buona estensione vocale e un’ottima presenza scenica che manda letteralmente in visibilio tutte le ragazze del pubblico.
Dopo aver fatto contente le ragazze, però, è il momento di gioire anche per i maschietti. Già presenti alla prima edizione del festival, gli ADRENALINE RUSH, guidati dalla bellissima Tave Wanning, tornano a calcare il palco del Live Music Club forti di una buona esperienza live e di un nuovo studio album dal sound sleazy/street rock. Non appena i teloni neri si rialzano tutti gli occhi sono puntanti sulla frontwoman Tave, che purtroppo punta molto (forse tutto) sul livello estetico e su di una gestualità poco affine al genere, offrendo una prestazione vocale poco convincente. Per fortuna il gruppo alle sue spalle la sostiene per tutta la durata dello show senza sbagliare una virgola, prendendoci a schiaffoni (musicalmente parlando) e innescando il classico headbanging tra i metallari più incalliti.
Arriva il turno di KEE MARCELLO, chitarrista svedese dedito al melodic hard rock, e accorrono sotto palco sia molti curiosi che fan di vecchia data. Migliorato a livello vocale e sostenuto da un ottimo gruppo, Kee va a spulciare nella sua discografia fra vecchio e nuovo, mettendosi a duettare con l’altra sei corde, ovvero Jonny Scaramanga. La ciliegina sulla torta arriva però sul finire del concerto quando parte l’intro di “The Final Countdown” che manda letteralmente in visibilio tutto il pubblico. Grande ovazione e applausi scoscianti più che meritati per un KEE MARCELLO che ci lascia dopo la classica foto di rito, dando le spalle ai presenti. Grazie Kee!
Terzultima band di questa lunga giornata, gli UNRULY CHILD si ripresentano riuniti nella line-up originale, decisi a mostrare tutta l’esperienza che hanno accumulato durante la loro lunga carriera. Se fino a poco prima i ritmi erano scatenati, ora sono decisamente più soft e tranquilli. Attraverso la splendida voce pulita di Marcie e l’egregio lavoro della sezione ritmica, i Nostri propongono brani dal loro debut album, di cui festeggiano i 25 anni dalla data di pubblicazione, spaziando però anche nella discografia più recente. Anche per loro applausi più che meritati.
Il tempo delle reunion però non è finito: forti della riappacificazione di Tracii Guns e Phil Lewis, gli L.A.GUNS. scatenano una vera e propria tempesta street hard rock, investendoci come un treno in corsa con il loro sound. Ottima presenza scenica da parte di Phil Lewis, un uomo che sa stare sul palco e sa come muoversi, così come quella di Tracii Guns che a un certo punto si mette persino a suonare la sua sei corde con un archetto. Emanano un’energia incredibile e sono molto coinvolgenti… in una parola: FAVOLOSI!
Arriva infine il turno dei TNT che festeggiano il 30° anniversario del loro album di maggiore successo, “Tell No Tales”, venendo accolti da un pubblico entusiasta e rumoroso. I norvegesi partono subito con la marcia giusta con “Give Me A Sign”, mentre il cantante non si fa problemi ad arrivare a tonalità veramente alte, lasciando tutti a bocca aperta. Il lavoro della sezione ritmica è poderoso e memorabile. Chiudono con “Everyone’s a Star”, lasciando una firma indelebile su questo festival.
Con loro finisce questa lunga giornata, un full immersion nella musica. Un grazie alla Frontiers Records per averci regalato una giornata davvero indimenticabile, a tutto lo staff, alla security. Ora non resta che darci appuntamento alla prossima edizione.