In occasione dell’uscita del secondo album dei Winterage “The Inheritance of Beauty” (qui trovate la recensione) abbiamo avuto l’immenso piacere di intervistare il co-fondatore e violinista della band Gabriele Boschi!
Buona lettura metalhead!
Ciao Gabriele e benvenuto su Metalpit.it, come stai?
Ciao Federico e grazie per l’invito! Sto bene grazie, per quanto noi musicisti possiamo stare in questo strambo periodaccio!
Hai ragione, è proprio un periodo infame! Cominciamo con una domanda sulle origini della tua band: come sono nati i Winterage?
I Winterage sono nati dalla nostra passione per il symphonic power metal. All’età di 16 anni abbiamo fondato il gruppo, desiderosi di comunicare al mondo le nostre idee derivanti da stili musicali diversi, uniti assieme dalla musica rock e metal che ne fa da collante. Fin da subito quindi abbiamo iniziato a comporre brani nostri su questo stile, inserendo il violino inizialmente come solista, e successivamente come elemento integrante della band, alternandosi alla voce e dialogando con i soli di chitarra.
Quali sono le vostre maggiori influenze musicali?
Le nostre influenze derivano principalmente dalle più famose band Symphonic Power Metal degli anni ‘90/2000, se vogliamo citarne alcune sicuramente Rhapsody of Fire in primis, Nightwish, Sonata Arctica, Symphony X, ecc. In più, forti influenze arrivano dalla musica folk irlandese, dalla musica classica e sinfonico-operistica. Le nostre canzoni sono un intrecciamento sonoro di tutti questi stili.
Avete qualche altro particolare artista da cui prendete ispirazione per la realizzazione della vostra musica?
Si, come detto prima, sicuramente l’influenza dei gruppi symphonic metal più famosi si può ben notare nei nostri pezzi. In particolare i conterranei Rhapsody of Fire, sono stati fin da subito il nostro riferimento, perché adoriamo il loro modo di scrivere, le loro melodie, e la loro ricercatezza armonica e di arrangiamento. Da citare inoltre anche i Nightwish, di cui io adoro particolarmente le orchestrazioni, gli Epica, Blind Guardian, Sonata Arctica, Fairyland, Haggard, e molti altri sullo stesso filone. Siamo tutti cresciuti con la loro musica nelle orecchie, e di conseguenza ne siamo stati inevitabilmente influenzati stilisticamente.
Pensi che il violino (strumento che adoro) dovrebbe avere più spazio nell’ambito metal e rock?
Ultimamente penso si sia sdoganato sempre di più, lo si vede sempre più utilizzato al di fuori dei generi in cui storicamente è utilizzato, come la musica classica, folk, ecc. In particolar modo, con l’avvento del violino elettrico, si sono aperti orizzonti e sonorità che gli hanno permesso di avvicinarsi al rock per le molteplici potenzialità che può offrire con vari utilizzi e diversi suoni. Quello che a me piacerebbe si facesse, sarebbe sì sfruttarlo in altri contesti, ma con alle spalle un’idea artisticamente interessante. Utilizzarlo cioè in modo da poterne sfruttare le potenzialità timbriche e virtuosistiche in altri generi, scrivendo musica interessante e ricercata. Noi in questo album, oltre che a far suonare al violino le belle melodie tipiche di questo genere, abbiamo voluto dare una suggestione in più, inserendo degli assoli che stilisticamente si avvicinano più al repertorio classico violinistico; questo potrebbe essere uno spunto aggiuntivo che forse è stato poco approfondito nel metal.
Arriviamo ora a parlare del vostro ultimo lavoro in studio, il bellissimo “The Inheritance Of Beauty”. Raccontaci com’è nata l’idea di questo concept!
In realtà di per sé non è un vero e proprio concept: come per il primo album, abbiamo trovato una tematica comune a tutti i pezzi, ma essi in realtà sono molto diversi tra loro in sonorità e temi trattati. Parlando quindi dell’idea di base, con questo secondo album siamo voluti “uscire” dall’Harmonic Passage (titolo del primo album della band, ndr), il mondo sognante che abbiamo creato con il primo disco, per osservare la nostra realtà da un punto di vista particolare: quello della Venere di Botticelli, in rappresentanza dell’Arte con la A maiuscola. Nel dipinto originale, la dea arriva nel mondo degli uomini e viene accolta da angeli e da una fiorente natura. Ma cosa vedrebbe se arrivasse nel mondo oggi? La copertina mostra in parte la nostra risposta: abbandono degli ideali artistici, abbandono e sfruttamento della natura e aggiungo io, tutto questo in favore di una logica commerciale che sfrutta l’arte fino a farla diventare unicamente un prodotto da vendere. Le “opere d’arte” (in tutti i campi artistici, non solo quello musicale), quindi sono diventate unicamente prodotti e fonte di profitto. Non nascono più da un guizzo artistico, da un’ideale, da un’ispirazione che trascende l’opera stessa in favore di un messaggio più grande (scopo ultimo dell’arte a mio parere). Nel testo della title track abbiamo scritto “tutti osservano la bellezza, ma nessuno più guarda dove è rivolto il suo sguardo”. Ecco, penso che questa frase possa riassumere l’idea portante alla base del concept. Concludendo posso dire però, che l’ultima canzone “The Amazing Toymaker” (al contrario dell’ultima canzone di “The Harmonic Passage”, dove avviene il triste risveglio dal sogno), lascia un barlume di speranza in tutto questo scenario decadente: questa eredità dell’autentica bellezza risiede nel profondo dell’animo umano, e sta a noi decidere di portarla alla luce. Come quando un adulto incastrato nel grigiore della sua vita, si illumina alla vista di un giocattolo, un oggetto di per sé piccolo ed insignificante, ma che racchiude dentro di sé un mondo di emozioni e magia che ritornano alla luce.
Invece per quanto riguarda la copertina dell’album, è figlia unica di Peter Sàllai (Sabaton, Hammerfall, Amon Amarth) o siete stati voi a guidarlo nella realizzazione dell’artwork?
Come accennavo, l’idea di base della copertina è nostra, abbiamo descritto a Peter lo scenario e gli elementi, assieme all’idea generale sullo stile da utilizzare: volevamo che la cover sembrasse un dipinto, per accentuare l’idea di arte. Il resto è opera sua, una volta capito il concept ha lavorato in autonomia seguendo l’immagine sul nostro concept che si era creato in testa, e noi lo abbiamo lasciato fare. Alla fine siamo molto felici del risultato perché credo che sia un’immagine un po’ diversa dalle solite copertine power metal; penso che suggerisca bene l’idea che abbiamo voluto imprimere al disco.
Ora una domanda abbastanza ricorrente: come hanno passato i Winterage il periodo di quarantena del primo lockdown?
Eravamo alle prese con la fase finale della produizione dell’album: il mastering. Io mi trovavo a Torino, mentre gli altri erano tutti nelle proprie abitazioni in zone genovesi. Fortunatamente avendo affidato il mastering a Jacob Hansen che sta in Danimarca, il lavoro era obbligatoriamente a distanza, quindi ci è andata piuttosto bene tutto sommato.
Molti musicisti e produttori hanno generi e gruppi preferiti differenti da quello che loro stessi propongono. E’ il vostro stesso caso?
Direi di no! Tutti noi ascoltiamo e apprezziamo il genere che suoniamo, come genere preferito. Certo, ognuno ha alcuni gusti diversi e sicuramente accanto al symphonic metal ascolta altri stili, penso sia normale per chiunque ed in particolare per un musicista; ma di base la nostra musica nasce dall’amore per questo genere e dalla volontà di mantenerlo vivo nel tempo.
Vi piacerebbe avere degli ospiti particolari nel vostro progetto?
Fin dal nostro album di debutto non abbiamo ricercato le “ospitate” che ti aiutano a promuovere il disco, ma abbiamo voluto lanciare la nostra identità, mantenendo i brani puramente suonati da noi, ad eccezione per la ballad che è sempre stata affidata alla voce di un soprano nostra amica, per scelta. In questo disco i nomi degli adetti ai lavori sono stati scelti per la loro qualità professionale, nonché per l’amicizia che si è instaurata. Le collaborazioni artistiche in entrambi gli album non sono mancate, hanno partecipato decine di musicisti. Ma mi sembrerebbe molto strano scrivere un brano, per poi inciderlo (e quindi forgiarlo per sempre in quella forma), in cui non sono stati i membri dei Winterage ad eseguire le parti principali o solistiche, come la voce o un solo di chitarra. Quindi per ora, personalmente, non sento questo desiderio. Magari più avaniti! Per smentirmi in piccolissima parte, in “The Inheritance of Beauty” abbiamo registrato le voci da Roberto Tiranti, cantante dei Labyrinth: è stata una figura portante per la resa vocale di Daniele in questo disco e, alla fine inevitabilmente, sono finite nel disco ben sei parole cantate da lui nell’ultimo pezzo, che parla di giocattoli parlanti i quali si presentano con le voci più disparate. Per ovvi motivi non vale come ospitata né l’abbiamo pubblicizzata come tale, però è stato molto divertente farlo, e chissà se qualcuno riuscirà a scoprire quali sono!
Oltre la musica, quali sono le vostre più grandi passioni?
Mmmh, la musica vale? (ride) Scherzo! A me piace molto leggere e guardare film, infatti sto frequentando dei corsi per imparare a scrivere colonne sonore per cinema e videogiochi. Daniele adora lo sport, leggere ed i videogames; Luca è molto incentrato sulla batteria 360 gradi, studia ed insegna, anche se spesso giochiamo assieme online; Matteo è appassionato di storia e letteratura, oltre che avere una conoscenza approfondita del mondo Tolkieniano, mentre Gianmarco va in palestra e… beve molto! (ride) Sicuramente il genere fantasy ci accomuna tutti, che si sviluppi in libri, film, o videogiochi.
Concludiamo con un’altra domanda fantasiosa, soprattutto per i tempi che corrono: in un ipotetico live, a chi vi piacerebbe fare da opener?
Ah, il mio più grande sogno sarebbe suonare con la formazione al completo dei Rhapsody degli anni 2000, anche se so in cuor mio che è un’utopia! Altro sogno nel cassetto sarebbe aprire ai Nightwish, che ora sono una delle symphonic metal bands più grandi, se non la più grande. Quanto mi mancano i concerti! Penso che fare da opener a tutte le nostre bands preferite sia un sogno per tutti, ma comunque negli anni, grazie ai Winterage, ci siamo tolti qualche soddisfazione suonando con Angra, Dragonland, Pathfinder, Elvenking e Dark Moor!
Grazie Gabriele per il tuo tempo, vi faccio tanti complimenti e auguro un buon proseguimento a tutta la band! Invito chiunque ci stia leggendo in questo momento a dare un ascolto ai Winterage! Li trovate su Facebook, Instagram, Youtube e ovviamente Spotify! Non ve ne pentirete!
Grazie a te Federico per l’interessamento e la bellissima recensione!
Stay Winter