JINJER – La guerra è una brutta cosa, ma le cose che succedono dietro sono addirittura peggio

Abbiamo avuto il piacere di incontrare i Jinjer: la band ucraina ci ha concesso una bella chiacchierata prima del loro concerto al Rock Town di Cordenons, durante il King of Everything Tour. Ecco cosa ci hanno raccontato Tatiana e Eugene, rispettivamente cantante e bassista della band.

Ciao Ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metalpit. Il vostro successo sta crescendo di giorno in giorno, siete passati in un lampo dal suonare nei piccoli locali ai grandi festival. Ci raccontate un po’ la storia dei Jinjer?

EUGENE: La nostra storia è molto lunga, sarà difficile raccontartela in poche parole. Abbiamo iniziato nel 2009, quando Tatiana è entrata nel gruppo. Nel frattempo abbiamo cambiato ben cinque batteristi. Ce n’è voluto un po’ per trovare la nostra line-up ideale. Nel 2011 sono entrato io e abbiamo iniziato a fare le cose più seriamente. Nel 2012 è uscito il nostro primo video “Exposed as a Liar” e abbiamo registrato le prime tre tracce in studio. Già da subito abbiamo iniziato ad avere delle proposte che ci hanno portato a suonare in tutta l’Ucraina, e poi nel 2013 il primo tour in Romania e Moldavia. Da lì in poi non ci siamo più fermati, non c’è stata proprio l’occasione per fermarci.

Come potresti descrivere i Jinjer a qualcuno che non li conosce?

TATIANA: In parole? E come si fa a descrivere a parole la musica? È impossibile da spiegare… l’unico modo è di prendere un ragazzo che non ci conosce e portarlo al concerto, per fargli vedere e sentire, perché le parole per la gente non significano nulla. Le sentono e le dimenticano allo stesso momento. Il modo migliore è fargliela ascoltare, e una volta che ci ha sentiti, di sicuro non ci dimenticherà.

In questo momento siete sotto le ali della Napalm Records. Quanto è importante per una band agli esordi essere con un’etichetta così importante e come siete riusciti ad avere un contratto con loro?

EUGENE: Ci hanno contattati loro un anno fa, dopo che abbiamo rilasciato il video di “Sit Stay All Over”, e ci hanno offerto un contratto. Credo sia molto importante, perché seppur la nostra band avesse già un suo carattere e un sua professionalità, la Napalm Records ci ha portati ad un livello più alto. Abbiamo registrato un nuovo album ed è stata un’esperienza completamente diversa dalle registrazioni fatte in passato. Abbiamo raggiunto una più alta visibilità che ci ha portato a suonare molti concerti, partecipare a molti festival in giro per tutta Europa e insieme a questo sono aumentati anche i nostri fans.

Parliamo del nuovo album intitolato The King of Everything. Raccontateci qualcosa su questo album. Si differenzia molto dai vostri lavori precedenti?

TATIANA: Si differenzia moltissimo, non sono mai riuscita a capire le band che rilasciano album identici l’uno all’altro.

EUGENE: Non capisco lo scopo di sfornare sempre la stessa merda per trent’anni, non ne sarei capace. Per fortuna non siamo quel tipo di band e non lo saremo mai. Ogni album deve essere differente in un modo o nell’altro e il feedback ricevuto dal pubblico sembra darci ragione. Leggo spesso le recensioni sul nostro album, e proprio oggi prima di incontrarci ho letto anche la vostra di Metalpit (cliccate qui per leggerla). Il 90% delle recensioni è positiva. Abbiamo ricevuto un feedback brillante da Metal Hammer UK, Revolver, Rock Hard e altre. Ero molto felice di leggere questo tipo di recensioni. Ovviamente ci sono state anche delle opinioni non troppo buone, ma in questo caso si vede che non hanno capito il contesto su cui volevamo andare a parare con questo disco. Non è il solito puro Metal, abbiamo voluto attraversare tutti i limiti e renderlo diverso, e credo che ci siamo riusciti.

Come nascono le vostre canzoni? C’è una mente principale dietro a tutto o ognuno di voi dà il suo contributo alla scrittura dei pezzi?

EUGENE: La maggior parte dei pezzi inizia con Ramon (il chitarrista) che ci fa sentire i nuovi riff. Prima componiamo la musica, che poi giriamo a Tatiana. Lei a quel punto scrive i testi e le linee vocali.

TATIANA: Questo è il mio territorio e nessuno può metterci piede (ride), anche se Eugene mi dà una mano con i testi e lo apprezzo moltissimo (ride)

EUGENE: Grazie (e ridono entrambi)

Beggar’s Dance è una canzone molto strana, è un brano totalmente diverso dagli altri nell’album essendo quasi, se non del tutto, Jazz. Come è uscita l’idea di questo pezzo e la decisione di metterlo nell’album?

EUGENE: L’idea iniziale è venuta da Tatiana. Ricordo che avevo un vecchio pezzo che ho composto più di sei anni fa e l’ho portato in sala prove. Ramon con la chitarra ci ha improvvisato sopra e creato l’assolo e la batteria è stata suonata in modo più leggero possibile creando questa atmosfera molto Jazz. La voce aggiunta da Tatiana è stata la ciliegina sulla torna e siamo molto felici che la gente apprezzi questo brano. È una sottospecie di encore dell’album, con lo scopo di far ascoltare l’album dall’inizio.

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Immagino sia ancora presto per pensare ad un nuovo album?

EUGENE: No, non è mai troppo presto per pensare a un nuovo album, ma per ora preferisco parlare di progetti più a breve termine. Abbiamo in programma molte date per questo autunno e per la prossima primavera, con alcuni festival già confermati per l’estate. Spenderemo la maggior parte del 2017 in tour e poi alla fine del prossimo anno credo che ritorneremo in studio.

E come vedete i Jinjer tra 10 anni?

TATIANA: Vuoi sapere la verità? Non riesco a vedere me ancora nei Jinjer tra 10 anni. Non so, è un po’ difficile da dire, ma noi camminiamo continuamente sul baratro e molte volte non penso che finirà in modo ottimale. E non sto parlando di tutta la band, voglio metterlo in chiaro, ma solo di me stessa.

In Ucraina c’è una guerra in atto, anche se i media europei tendono a non parlarne molto. Com’è ora la situazione e come influenza o ha influenzato la vostra musica?

TATIANA: Personalmente ci crea un po’ di difficoltà a fare tour. Il nostro passaporto non ci permette di attraversare alcune frontiere e in Ucraina abbiamo i gruppi nazionalisti che continuamente cercano di boicottarci.

EUGENE: Non possiamo andare a suonare in Russia per esempio, perché verremmo attaccati da questi gruppi filo nazisti e sarebbe molto pericoloso. Purtroppo non possiamo nemmeno andare a casa a Donetsk, che è sotto controllo dei separatisti. Abbiamo suonato nel 2014 qualche concerto lì e da quella volta siamo minacciati. Anche i promoters e i locali ricevevano minacce del tipo “Vi bruceremo il club se li fate suonare” ecc… La guerra è una brutta cosa, ma le cose che succedono dietro sono addirittura peggio. E i media russi, americani ed europei non fanno vedere tutto quello che succede, ma solo il loro punta di vista. E quello che si vede in TV è solo propaganda, indifferentemente da che parte arriva. Questa problematica la potete trovare anche in molti dei nostri brani.

Girate l’Europa con un furgone a 9 posti e suonate ogni sera in uno Stato diverso, il che deve essere abbastanza spossante. Potete raccontarci una vostra giornata tipo?

EUGENE: Questa è una domanda per Tatiana, perché lei è quella che la prende peggio (ride)

TATIANA: Beh, in effetti quello che mi pesa di più è che la maggior parte delle volte non hai una mattina. Per esempio oggi siamo arrivati da Ginevra e abbiamo viaggiato tutta la notte. Abbiamo fatto check-in all’hotel e siamo venuti qui alla venue per il sound check. Tra un po’ torneremo in hotel per dormire forse un’ora e poi di nuovo qui a fare il concerto. Poi ancora in hotel, dormire qualche ora e poi avanti, giorno dopo giorno senza sosta. 

Possiamo classificare i Jinjer nella categoria delle Female Fronted Band? In questi tempi va molto di moda.

TATIANA: Assolutamente no! Il primo cantante dei Jinjer era un uomo e io lo ho sostituito per un singolo show all’inizio. Poi sono diventata la cantante della band, ma il gruppo non è nato con la voce femminile. Noi non classifichiamo la band, è il pubblico che lo fa. Molti ascoltatori sono assuefatti dalle cantanti donna e ascoltano solo quello. Spero che la maggior parte dei fan non ci ascolti solo perché c’è una ragazza alla voce. Io non amo assolutamente le female fronted band.

EUGENE: L’unica eccezione per me sono i Walls of Jericho.

TATIANA: Sì, concordo. Molte di queste band hanno raggiunto il successo grazie a una bella ragazza seminuda alla voce, nonostante la loro musica non sia per nulla interessante. Potrebbero anche ruttare sul palco, che per molti sarebbe abbastanza, perché la gente è così incantata dalla bellezza, che neanche ascoltano la musica. E questo è molto triste.

Questa è un po’classica… fatevi una domanda e rispondetevi!

EUGENE: (ride) Beh… berrò qualcosa stasera? (ridiamo tutti). La risposta è probabilmente no, perché abbiamo avuto due giorni liberi in Germania e abbiamo bevuto qualche birra di troppo e sento ancora le conseguenze… per cui, niente drink stasera (ride).

Grazie mille della vostra disponibilità e ci vediamo al concerto

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