Intervista ad uno dei gruppi più estremi della scena death metal e anche uno dei più longevi, con noi l’italianissimo Stefano Franceschini, bassista degli Aborted.
Parliamo della vostra ultima fatica, “Terrorvision”
Abbiamo iniziato a scrivere i nuovi pezzi nell’estate del 2017, vivendo lontani l’uno dall’altro ognuno inizia a lavorare a casa propria poi ci scambiamo le varie tracce. Ad inizio 2018 abbiamo fatto i primi demo per vedere come suonava il tutto, e in seguito registrato prima chitarre e basso e successivamente batteria e voce in un’altro studio, siamo molto soddisfatti del risultato finale.
A livello personale come hai avuto occasione di entrare nella band e come ti sei trovato?
Tutto è nato quando hanno avuto bisogno di un bassista e mi hanno contattato su facebook dopo aver visto una cover che avevo messo su youtube, all’inizio non ci credevo perchè ero un fan della band, comunque mi hanno detto “facciamo qualche concerto di prova e vediamo come va”. È andata alla grande e mi sono trovato subito benissimo con i ragazzi sia sul palco che fuori! Persone molto alla mano che mi hanno fatto sentire subito a mio agio.
Una delle critiche che viene fatta da chi non è fan del death metal è che il genere è limitato. Credo che invece gli Aborted abbiano fatto dischi diversi fra loro: dischi “grind oriented”, altri con più atmosfera, altri ancora più incentrati sulla velocità, che ne pensi?
In effetti gli Aborted nascono con questo suono molto grind vicino a sonorità di gruppi come i Carcass o i Dismember, direi anche vecchio death metal europeo per poi spostarsi verso sonorità più veloci. Negli ultimi dischi abbiamo cercato di creare un po’ più di atmosfera dark anche con l’inserimento di synth, magari una musica più “aperta” rimanendo comunque fedeli alle regole di base del genere. Quindi possiamo dire che c’è stato un continuo tentativo di rinnovare il suono mantenendo comunque l’identità distintiva della band.
Supportando questo discorso credi quindi che i vari turnover che ha avuto il gruppo siano stati un vantaggio per la varietà del sound?
Sicuramente, credo sia naturale, ad esempio Ken appena entrato nella band ha contribuito da subito nella stesura dei pezzi e si sente, sopratutto “Terrorvision” è un disco dove il suo lavoro è preponderante.
Un altro punto di forza del gruppo è l’esibizione live.
L’esibizione live è l’elemento aggiuntivo, oltre il lavoro in studio poi dal vivo bisogna essere in grado di eseguire i brani così come li hai registrati, e in questo cerchiamo di dare sempre il meglio!
Avete suonato sia in grandi festival che in club di dimensione più ridotte, dove preferisci suonare e quale posto ti ha lasciato un ricordo particolare?
Suonare in un grande festival ti lascia sempre un senso di stupore, vedi migliaia di fans che ti supportano dall’inizio alla fine e io provo sempre un senso di debito nei loro confronti. Allo stesso tempo, il club ti dà la possibilità a livello tecnico e di tempistica di organizzare meglio il tutto e comunque la sensazione di suonare davanti a qualche centinaia di persone è diversa ma bellissima. Più che un ricordo se devo citare una nazione dove si respira un aria particolare in ambito metal direi la Germania, lì c’è veramente una gran voglia di metal ovunque suoni.
Progetti futuri?
Abbiamo un tour di 30 date con gli Entombed e poi ci dovremmo fermare per qualche mese, stiamo attualmente lavorando ad un tour negli USA dopo il quale ci prenderemo un periodo più lungo di riposo anche per scrivere il prossimo disco.