Quando sono venuto a sapere che i SUNN O))) hanno annunciato una data in Italia ero felice, e non poco. Ultimamente mi stavo avvicinando a questo genere molto estremo che piace a pochi ascoltando vari gruppi, tra i quali gli stessi SUNN O))), e quindi sapere che avrebbero tenuto una delle date del loro Tour 2016 in Italia, perlopiù a Parma, dove abito io, era una cosa da non lasciarsi scappare assolutamente. Come ho detto prima, essendo un genere che non piace a molti alla fine sono andato da solo, armato di volontà e curiosità. Non sapevo minimamente cosa aspettarmi da quel concerto, anche perché i SUNN O))) non fanno semplici concerti, ma veri e propri spettacoli.
Un’ora e mezza prima sono salito in macchina e mi sono diretto verso la meravigliosa location del concerto, il Labirinto della Masone situato nelle campagne di Fontanellato (PR). Essendo anche “il labirinto più grande del mondo” ero anche curioso di vedere come si presentava. Una location esemplare e particolare, tutto molto grande e spazioso, immersa nel verde fuori dalla città di Parma. Per un gruppo del genere il luogo è perfetto. Prendo in macchina 3 ragazzi che venivano direttamente da Roma per l’evento e andiamo verso il labirinto. Abbiamo lasciato la macchina in un campo a 200 m dall’entrata e, nel buio più totale seguendo la strada, siamo andati all’ingresso. Erano le 20.30 e la fila era tanta. Non mi aspettavo così tante persone per un concerto a Parma ma, probabilmente essendo l’unica data in Italia del gruppo drone, molti ne hanno approfittato e si sono diretti qui nella mia città. All’entrata c’era un piccolo banchetto dove vendevano merchandise relativo alla band e all’installazione FINIS MUNDI in apertura. La cosa che mi è saltata subito all’occhio è stato il portachiavi nero con racchiuso all’interno un paio di tappi gialli. Questo mi ha fatto pensare che il concerto sarebbe stato, a livello di suono, talmente violento e penetrante da aver bisogno di tappi per abbassare quel tanto i dB in modo da poter sopportare il tutto. Ma noi siamo trasgressivi e non li abbiamo presi o messi.
Appena entrati siamo stati accolti da dei lunghi teli bianchi che scendevano fino a terra, i quali nascondevano l’entrata principale dell’inquietante e complicato labirinto. Dopo le numerose file ai bar per prendere da bere e mangiare, alle 21 spaccate hanno iniziato a suonare i FUDENTAIKO, con la loro performance di tamburi e timpani dietro questi lembi di stoffa bianchi illuminati da luci rosse, i quali davano quel tocco esoterico/orientale al tutto. Molto bravi e mai ripetitivi. Nella loro semplicità, in mezz’ora hanno intrattenuto il pubblico molto bene. Subito dopo è partita la videoproiezione di FINIS MUNDI, a cura dello studio N!03. Un susseguirsi di immagini e video riportanti i versi dell’Apocalisse di San Giovanni e varie ed eventuali catastrofi, spiegandone il risultato, che potessero succedere nel nostro mondo. Tutto ciò celebra il sodalizio artistico tra Franco Maria Ricci e lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, nel trentesimo anniversario della morte di quest’ultimo.
Scene e immagini scioccanti e spettacolari allo stesso tempo ci hanno hanno tenuto i nostri occhi incollati a quei teli bianchi su cui venivano proiettate, supportate dalla musica che dava pathos al tutto e coinvolgeva lo spettatore nel contesto. Alle 22 si sono aperti i cancelli per entrare nel labirinto. Tutto completamente al buio se non illuminato, qua e là, da lanterne e addetti allo staff con maschere da medico dell’800, con lo scopo di condurre pubblico all’interno del labirinto senza correre il rischio di perdersi. L’unica luce ben chiara che si vedeva erano i fari centrali che si protraevano verso l’alto, in cielo. Finalmente, dopo ben 5 minuti di camminata bella e buona, siamo arrivati al centro, dinanzi la porta per entrare nell’area del concerto. Si tratta di una location di tutto rispetto, con erba morbida, archi e colonne in mattoni che contornano la zona. Dietro al palco, una piramide si prolunga verso l’alto, nascosta dal muro di amplificatori Sunn O))) e Ampeg (loro il digitale proprio non lo conoscono). Avevo già paura, ancora prima di iniziare, di cosa potesse uscire da quello spettacolo valvolare dietro di loro.
L’attesa si fa snervante: più che altro, la curiosità si fa molto alta per chi non ha ancora sentito o visto nulla dei SUNN O))) dal vivo, ma alle 23 precise si abbassano le luci e il concerto inizia. Una luce bianca si alza contro la piramide, verso la tettoia dell’entrata e una strana figura si erge. Incappucciata, con il microfono in mano, inizia con questa performance vocale, usando toni molto, molto bassi e trascinanti che possono ricordare un Corno Alpino. Non so come sia stato in grado di creare con la voce una sinfonia di una tale frequenza, ma era trascinante e coinvolgente. Man mano, in sottofondo, gli altri musicisti sono arrivati sul palco e il volume si è fatto sempre più alto fino a condurci all’inizio vero e proprio del concerto. Il sound è pesante, cattivo, vibrante, proprio come me lo immaginavo (l’idea dei tappi da prendere all’entrata si faceva più limpida nella mia testa), e dal vivo rendono molto di più che su disco. Le canzoni non hanno né capo né coda, al contrario dei come i gruppi normali, sono un susseguirsi di note ripetitive che lasciano spazio anche a intermezzi di voce, tastiera e feedback compulsivi e violenti. Una vero insieme di distorti, fuzz e casse 8 x 12.
Verso fine concerto Attila si presenta sul palco con un mantello con placche argentate e un copricapo adornato di spine, luccicante. La gente è impazzita alla visione di questo strano mantello e devo dire che ha dato spettacolo nel muoverlo mentre si esibiva. Il concerto si conclude verso l’una e un quarto e l’intero gruppo ringrazia, con qualche parola in italiano, e saluta con l’intera folla in estasi.
È stata veramente un’esperienza travolgente come poche. Si tratta di un gruppo che non tutti digeriscono, visto l’intero concerto composto da note lente, trascinanti e parecchio monotone, ma chi ama il sound violento, distorto e cupo si sarebbe trovato nel posto giusto. I SUNN O))) ci salutano lasciando a Parma (finalmente) un ricordo indelebile da tramandare a chi non li ha ancora visti.