SOEN – Come dei lupi solitari

by Giuseppe Piscopo

I Soen hanno pubblicato pochi giorni fa il loro terzo album “Lykaia” (qui la nostra recensione) e noi di MetalPit abbiamo avuto modo di fare un’interessante chiacchierata con il batterista e leader Martin Lopez, che si è rivelato estremamente amichevole e aperto, rivelandoci aspetti legati sia al disco che alla sua vita privata. Buona lettura!


[wptab name=’ITA’]Ciao Martin, grazie per il tuo tempo e benvenuto su MetalPit!

Grazie a te!

Il vostro nuovo album Lykaia è uscito qualche giorno fa, come procede la campagna promozionale?

Bene, abbiamo una nuova etichetta e credo stiano facendo un lavoro fantastico con la promozione. Le recensioni sono molto positive in generale, quindi sembra andare tutto piuttosto bene.

Ho ascoltato il disco e suona ben bilanciato, probabilmente il vostro album più maturo finora. Puoi dirci come è nato?

È sempre la stessa cosa, scrivo molta della musica a casa, poi incontro Joel e trasformiamo quelle parti in musica, aggiungendo melodie vocali e cose così. Poi porto tutto al resto della band, che ci aiuta con le strutture facendole diventare delle vere e proprie canzoni dei Soen, tutti aggiungono la propria personalità attraverso i loro strumenti a ciò che io e Joel avevamo in partenza.

Quindi tu e Joel siete i compositori principali nella band?

Sì.

Il titolo dell’album, “Lykaia”, fa riferimento ad un antico rito greco che aveva a che fare con i licantropi. Qual è il nesso con la musica dei Soen?

Sì, ci sono un po’ di cose che ci hanno fatto scegliere “Lykaia” come titolo dell’album. Una di esse è il simbolo del lupo, un individuo singolo che tuttavia lavora in gruppo. Quell’individuo non segue il flusso generale, nel nostro caso non siamo mainstream, non cerchiamo le hit da classifica. Poi c’è anche il rituale brutale del Monte Lykaion, in grecia, con sacrifici ed altre cose che avvenivano molti, molti anni fa. In un certo senso pensiamo che la società odierna eserciti ancora quella brutalità, quell’oppressione e quella violenza nei confronti dei più deboli.

Il tour di supporto inizierà fra meno di due mesi, cosa vi aspettate?

Penso che ci divertiremo molto. Ci piace davvero suonare live, per quanto mi riguarda non l’ho mai apprezzato tanto quanto lo apprezzo adesso. Penso sia perché con i Soen, fin dall’inizio, abbiamo deciso di non andare in tour più di quanto lo volessimo effettivamente. Facciamo due corti tour all’anno, quindi ogni volta non vediamo l’ora e cerchiamo di non trasformarlo nel nostro lavoro, far sì che i Soen non diventino la nostra fonte principale di guadagno. Non vogliamo essere costretti a suonare quando non vogliamo. Vogliamo essere ispirati, amiamo la musica e suonarla dal vivo è una parte molto importante dell’insieme: vogliamo continuare ad amare ciò che facciamo. Quindi non facciamo lunghi tour e non ne facciamo neanche molti, suoniamo solo quando siamo contenti di farlo. Ciò mantiene intatta la magia sia per noi che per il pubblico, vogliamo essere lieti di essere sul palco invece di contare le ore che mancano per tornare a casa. Verremo anche in Italia più avanti quest’anno, non so in che città, ma vogliamo tornare. Andremo in Italia, Spagna e Portogallo, ci sono delle bellissime città in cui suonare, sono dei paesi accoglienti e l’audience è fantastica, quindi ci stiamo pensando.

A proposito dell’Italia, qual è il tuo più bel ricordo legato al nostro Paese?

L’Italia è fantastica, ho sempre, sempre avuto bei ricordi. Con tutte le band in cui ho suonato, tutti i concerti italiani sono stati fantastici. Non lo dico perché sei italiano [ride] ma sai, voi siete latini, io sono latino, quindi mi sento in un certo senso culturalmente a casa. È sempre bello suonare lì.

Sono sempre rimasto affascinato dal tuo stile e dai diversi approcci alla batteria. Nell’ultimo album si possono sentire sia parti molto tecniche che parti più rilassate, in quale dei due stili preferisci suonare?

Mi piace mischiare entrambi gli stili. È bello sfogarsi suonando parti pesanti, ma mi piace pure pensare quando suono, e non suonare e basta. Sicuramente in tutte le parti più lente hai la necessità di lasciarti andare, sentire il feeling ed essere completamente concentrato, è una cosa bellissima. È un po’ come chiedere ad un pittore quale colore preferisce: tutto si riduce alla combinazione dei vari stili.

Hai suonato su dei dischi davvero eccezionali in passato. Qual è quello di cui vai più fiero?

Vado piuttosto fiero di tutti, onestamente. Penso di aver fatto del mio meglio nel momento in cui suonavo ogni album. Ovviamente sono un po’ più fiero di ciò che sto facendo con i Soen perché è la mia band, l’ho messa su io e scrivo gran parte della musica. In passato, nella mia carriera, ho suonato in band di altra gente e ho amato farlo, ma per me è stato più come un periodo in cui accumulare esperienza per diventare un musicista migliore e adesso è giunto il momento in cui posso fare ciò che voglio. Quindi mi sento più rappresentato dalla musica dei Soen rispetto a tutto il resto fatto in passato.

Il tuo stile è caratterizzato da varie influenze, che lo rendono quasi unico nella scena metal. Quali sono i batteristi che ti hanno influenzato maggiormente?

Penso che quando inizi a suonare e scopri i vari batteristi sia il periodo più importante. Per me Dave Lombardo, Gene Hoglan, Horacio “El Negro” Hernandez… poi un sacco di percussionisti, amo tantissimo le percussioni, da qualunque parte del mondo vengano. Mi applico molto su di esse e le studio. In un certo senso mi tiene al di fuori di ciò che faccio normalmente. Quando suono la batteria, è perché faccio qualcosa con i Soen, ma quando si tratta di percussioni posso semplicemente mettere su un disco e accompagnarlo. È per divertirmi senza avere nessun impegno, solo quello.

Un sacco di gente ti conosce per il tuo lavoro con gli Opeth, che hanno influenzato tantissimi musicisti me incluso, essendo un batterista. Non ti chiederò del periodo in cui hai lasciato la band perché è successo molti anni fa, ma sei ancora in contatto con i ragazzi?

No, non siamo in contatto. Un po’ sì, dopo aver lasciato la band, ma la mia vita è completamente cambiata: mi sono trasferito in Sud America, poi sono tornato e ho messo su famiglia. Hanno una vita del tutto diversa dalla mia, quindi è impossibile mantenere un rapporto, però credo ci siano pensieri positivi da parte loro nei miei confronti e viceversa, anche se non parliamo li considero una parte importante della mia vita per via dei dieci anni in cui abbiamo suonato insieme e degli obiettivi che abbiamo raggiunto.

Cosa ascolti normalmente nella tua vita quotidiana?

Ascolto tanta roba diversa, dipende dal mio mood. Oggi posso ascoltare il nuovo album dei Katatonia o gli Anathema, domani potrei ascoltare musica turca, il giorno dopo musica uruguayana o africana… dipende da come mi sento. Oltretutto, ho quattro figli, quindi in casa c’è una specie di democrazia per ascoltare ciò che tutti apprezzano, e finisce sempre che ascoltiamo gli Iron Maiden, che piacciono a tutti [ride]. A volte la mia figlia più piccola vuole provare altre cose, ma deve mettersi le cuffie. Io cerco sempre di ascoltare rock/metal moderno: ci provo perché non voglio arrendermi, non voglio diventare il vecchio scorbutico che dice “tutto ciò che esce oggi fa schifo”. Cerco di spingermi oltre e ascoltare nuovo materiale, ma alla fine mi ritrovo ad ascoltare più che altro i miei dischi preferiti del passato, come i Pink Floyd… stiamo parlando di quella che credo sia la migliore band di sempre, ma c’è anche un qualcosa di malinconico perché sono legati alla mia infanzia. Quindi è davvero un torrente di emozioni.

Bene, grazie ancora per il tuo tempo, dì pure ciò che vuoi ai nostri lettori!

Vorrei solo chiedere di venire ai nostri show se apprezzate la nostra musica, perché pensiamo di essere una buona band live e ci mettiamo molto impegno. Sono molto emotivi e mi piace condividere questa cosa con gli altri!

[/wptab]

[wptab name=’ENG’]Hi Martin, thank you for your time and welcome on the Italian webzine MetalPit!

Thanks to you!

Your new album “Lykaia” is out today, how’s the promotion going so far?

Good, we’ve got a new label and I think they’re doing a fantastic work at promoting the album. Reviews are really positive overall, so this is looking quite good actually.

I’ve listened to it and it sounds well balanced, possibly your most mature album so far. Can you talk about how it was conceived?

It’s always kinda the same, I write a lot of music at home and then I meet with Joel and turn those parts I write into music, add vocal melodies and such. Then I bring it on to the rest of the band, they help us out to structure the songs and make them proper Soen songs, with everyone adding their own personalities through their instruments to what Joel and I brought in the beginning.

So you and Joel are the main composers in the band.

Yes.

The album title, “Lykaia”, refers to an ancient Greek rite involving werewolves. What’s the connection with Soen’s music?

Yeah, there’s a few things that made us decide to have “Lykaia” as the title of the album. One of them is the symbol of the wolf, an individual that still works in group. That individuality is not following the stream, not going mainstream in our case, looking for chart hits. Then there’s also the brutal ritual of the Mount Lykaion in Greece, with sacrifices and such, many many years ago. Somehow we think that society has still that kind of brutality, oppression and violence towards the weaker kind.

The supporting tour is starting in less than two months, what do you expect from it?

I think we’ll have a great time, yeah. We really enjoy playing live, at least myself I’ve never enjoyed as much as I’m doing now. I think that’s because we decided with Soen, from the beginning, that we won’t tour more than we want to. We do two short tours a year so we look forward to it everytime and not turn our touring into a job, not turn Soen into our main income. We don’t want to be forced to play when we don’t want to. We want to be inspired, we love music and playing live is a huge part of it: we want to keep loving it as much as we do. So we don’t do long tours and we don’t do many tours, we only play whenever we are excited to do so. That mantains the magic both for us and for the audience, we want to be really glad to be on stage and not just counting the hours to go home. We are also coming to Italy later in this year, I don’t know which cities yet but we want to. We want to do Italy, Spain and Portugal, they have beautiful cities to play: it’s warm and the audience is amazing so we’re thinking of getting there.

Speaking about Italy, what is your best memory of our country?

Italy’s fantastic, I always, always, always had memories from Italy. All the bands I played in, all the Italian shows that I’ve done have been great. Not that I’m saying this because you’re Italian [laughs]. You know, you’re Latin, I’m Latin, so I’m somehow culturally at home. It’s always nice to play there.

I’ve always been fascinated by your style and different approaches. In the last album we can hear both pretty technical stuff and more laid down pieces, which style do you enjoy playing the most?

I enjoy mixing both. I enjoy letting the anger out and playing hard, but also I like to think a little when I play and not just play. Of course all this slower parts you have to let go and be completely focus and feel, it’s a beautiful thing to do. It’s a bit of asking a painter which colour they prefer the most: it’s about the combination of styles.

You played on some really, really great records in the past. What’s the one you’re most proud of?

I’m quite proud of all of them honestly. I think I’ve done the best I could at that moment with every album I played in. Of course I’m a bit more proud of what I’m achieving with Soen because it’s my band, the band that I put together where I write most of the music. Early in my career I played in other people’s bands and I loved it too, but it counted more like a period to gather experience to be a better musician, but now is when I finally get to do my own thing. So I feel more represented by Soen’s music than by previous stuff I’ve done.

Your style is characterized by various influences which make it almost unique in the metal scene. Which drummers are your main inspirations?

I think that when you start learning drums and discover drummers is the most important time. For me Dave Lombardo, Gene Hoglan, Horacio ‘El Negro’ Hernandez… then a lot of percussionists, I truly love percussions from any part of the world, I really put a lot of thought into percussions and study them. It somehow keeps me outside of what I normally do. As soon as I play drums it is because I play something with Soen, but when it comes to percussions I just can put a record home and jam. It’s somehow just to enjoy myself without any ‘having to do’, just that.

A lot of people know you for your work in Opeth, which have influenced countless musicians including myself, as a drummer. I won’t ask you about when you left the band because it was years ago, but are you still in touch with the other guys?

No, we’re not in touch. After we left, sometimes, but my life completely changed: I moved to South America, then I came back and I got myself a family. They have a completely different life from mine, so it’s impossibile to maintain a relationship, but I think there are positive thoughts from them to me and from me to them. Even
if we don’t talk to each other I consider them an important part of my life because all the ten years we played together in the band and all the things we achieved.

What are your tipical listenings in your everyday life?

I listen to such a variety of styles, it depends on my mood. I can listen to the new Katatonia album or Anathema today, tomorrow I will listen to Turkish music, the day after to Uruguayan or African music… honestly it depends on my mood. Also I have four kids, so we have some kind of democracy at home where we listen to stuff we all like and it always ends listening to Iron Maiden, which everyone enjoys [laughs]. Maybe my younger daughter wants to hear some other stuff but she has to put headphones on. I always try to listen to modern rock/metal music: I try because I don’t wanna give up the thought, I don’t wanna be the angry old guy that thinks everything coming out today is shit. I try to push myself and listen to new stuff, but at the end of the day I listen most to my old favourite, like Pink Floyd… I think that we’re talking about the best band in the world, but there’s also a melancholic kind of vibe to it because it’s attached to when you were a kid. So it’s a huge torrent of emotions.

Thank you again for your time, please say anything you want to our readers!

Just wanna ask them to come to our shows if they enjoy the music, because I think that we are a good live band and we really put a lot of effort into doing our shows, emotionally charged and I like to share it with the others!

[/wptab]

[end_wptabset]

Donation for Author

Buy author a coffee

You may also like

Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi Accetta Continua a Leggere