Ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Pär Sundström e Joakim Brodén, i famosi componenti della celebre band svedese power metal SABATON che rilascerà a breve il nuovo album chiamato The Last Stand.
Ecco il risultato, buona lettura!
Ciao Pär, sono Giulia da Metalpit. è un onore per me incontrarti qui oggi, vogliamo cominciare questa intervista?
Sì certo, ciao a tutti. Vorrei solo dire che sono felice di essere qui e mi sta piacendo davvero molto, siamo stati accolti molto bene in Italia e mi godrò il mio primo viaggio a Roma in vista del tour. Inoltre visiteremo la città per un paio di giorni e sono molto emozionato per questo. Non possiamo spesso visitare la città in cui andiamo per il tour perché la maggior parte delle volte arriviamo e poi andiamo via subito; questa volta però abbiamo deciso di prendere un po’ di tempo per rimanere qui a Roma e non vedo l’ora!
Vorrei cominciare parlando di The Last Stand. L’ho ascoltato prima e oltre ad averlo apprezzato molto, ho trovato dei nuovi elementi che mi hanno sorpresa. Dal tuo punto di vista, che cosa ha questo album in più dei precedenti?
Beh sai, se guardi i suoni tipici che abbiamo utilizzato in passato è come se noi ci mettessimo in una stanza e partissimo a comporre da lì. Per ogni nuovo album noi costruiamo dei muri sempre più alti; quindi ogni volta che componiamo diventa un qualcosa di un pochino più grande, ma questo lo abbiamo fatto molto più grande. Perchè abbiamo fatto qualcosa con quest’album che non avevamo realmente provato prima, e penso sia venuto piuttosto bene. Si riescono ancora a sentire i SABATON e i nostri fan sono molto contenti di questo, sia per quanto riguarda la parte melodica che testuale. Ma non siamo stati limitati da nulla perché, per esempio,non siamo rimasti sulla seconda guerra mondiale come facevamo solitamente.
Quindi quanto è stato complicato elaborarlo?
Non direi che è stato complicato. Avevamo delle buone canzoni e dei buoni argomenti, avevamo una vasta scelta di storie tra cui scegliere; quindi non è stato così complesso realizzare quest’album.
Non ci sono stati problemi di nessun tipo durante la registrazione, c’è stata un po’ di difficoltà da parte del produttore perché ha dovuto lavorare davvero duramente per far si che filasse tutto liscio, ma dalla nostra parte è andato tutto bene.
Benissimo! Ora parlando dunque dei vostri argomenti: perché avete scelto di cantare delle guerre? È un tema che avete scelto solo per il gruppo o è una cosa che vi tocca in qualche modo a livello personale?
Sai, io sono abbastanza interessato alla storia; non tantissimo, ma abbastanza interessato. Comunque dovevamo cantare a proposito di qualcosa e non mi piace inventare storie, quindi fiction o fantasy proprio no. La realtà è più interessante ed emozionante di qualunque cosa tu possa inventare, e penso che sia anche più emozionante per l’ascoltatore sentire canzoni che parlano di cose realmente accadute. Inoltre non ho trovato un argomento migliore di cui parlare, non voglio scrivere storie riguardo alla mia vita personale perché non funzionerebbe e non mi sentirei a mio agio, voglio tenerle private.
Ti ricordi il vostro primo concerto da Headliner?
Certo che me lo ricordo, è stato nella nostra città natale e l’ho organizzato io. è stato fantastico, abbiamo fatto sold out nonostante fosse il nostro primo concerto da headliner, c’erano 350 persone in un posto che ne poteva contenere al massimo 200; però non avevamo molte canzoni da suonare, e ricordo che avevamo la parte musicale di una traccia, ma non le parole. Quindi abbiamo dovuto improvvisare sul palco, è stato interessante.
Come si sono sviluppate le tue emozioni sul palco dal tuo primo concerto fino ad ora?
Lo amo allo stesso modo di allora. Mi sento un po’ più a mio agio sul palco oggi, non sono molto nervoso a parte quando registriamo lo show o cose del genere… allora mi agito leggermente ma comunque cerco di godermelo e basta. Amo suonare, vorrei suonassimo più spesso nonostante facciamo già una cinquantina di concerti all’anno. Inoltre abbiamo una crew veramente eccezionale quindi non abbiamo nulla da temere quando siamo sul palco, funziona tutto.
Come ti senti quando suoni nella tua città natale?
Beh certamente mi sento a casa, nonostante sia uscito un po’ dalla mia cerchia di amici… sai, vedo che loro sono sposati e con figli e si sono fatti una vita loro mentre io vivo ancora il rock’n’roll a trentacinque anni. Quindi quando li incontro è come se loro avessero fatto molte cose e io ne abbia fatta solo una. Ma come ti ho detto mi sento comunque a casa, sai siamo popolari nella nostra città natale; tutti sanno chi siamo perché abbiamo fatto molto lì, abbiamo avuto il nostro festival per nove anni e abbiamo lavorato per altre bands, organizzato altri concerti, siamo stati nelle radio e tv locali per 17 anni quindi… ovunque andiamo la gente ci ferma e ci riconosce.
All’inizio non avrei mai immaginato saremmo diventati così famosi, ma quando ho realizzato che avevamo davvero moltissimi fans ho capito di essere certo della mia strada. E non sono mai stato distratto da nulla. Per questo invece alcuni membri si sono allontanati, volevano conseguire altri obiettivi che li distraevano dal nostro gruppo.
Parlando invece dei fans italiani… cosa ne pensi? Come vi trovate quando venite a suonare qui?
L’Italia ama cantare, è super esaltante! Ogni volta che veniamo qui è sempre fantastico perché credo sia uno dei pochi paesi in cui il pubblico canta anche le melodie. L’Italia effettivamente è differente dagli altri paesi sotto questo punto di vista; sentire le persone che cantano non solo i testi ma anche la musica mi diverte un sacco!
Quindi cosa speri che i vostri fans imparino cantando le vostre canzoni?
Beh… se imparano qualcosa immagino sia un bene, noi non siamo qui per cambiare il mondo, non siamo qui per dire alla gente cosa pensare o cosa fare, noi raccontiamo solo storie nelle nostre canzoni. E se infondono qualcosa di buono penso sia bellissimo; molta gente ci scrive dicendoci di aver trovato coraggio grazie alla nostra musica e questo mi rende felice, inoltre credo che in questi giorni stiamo ispirando molti giovani musicisti. Spero solo che la gente non prenda da noi cattivi esempi, sai magari a qualcuno ascoltando la nostra musica viene in mente di iniziare una guerra *risata*.
Speriamo di no! Comunque, ti andrebbe di presentare una piccola preview del vostro nuovo album a Metalpit?
Certo, il nostro nuovo album The Last Stand parla di persone che combattono invece di arrendersi e morire. Alcune di esse sono famose, altre non avevamo idea di chi fossero e lo abbiamo scoperto dopo; credo sia comunque una cosa tradizionale di noi SABATON: ci sono alcune storie che conosciamo e altre no. Questo penso sia un album diverso dagli altri, sia musicalmente che testualmente si estende molto, toccando i 2500 anni di storia e andando dall’Africa, all’Asia, all’Europa.. abbiamo passato dei bellissimi momenti mentre lo scrivevamo e spero che le persone come noi si emozioneranno ascoltandolo.
Ci spieghi come vengono scritti i vostri album?
Certo! Cominciamo da un argomento, decidendo di che cosa parlerà il prossimo album. Le idee arrivano di tanto in tanto, potrebbero arrivare oggi, domani o tra sei mesi.. a volte viene fuori l’idea e comincia a diventare una vera canzone, lavoriamo molto per completarla. Quando abbiamo le nostre parti musicali io solitamente penso ai testi e una volta scelto un argomento da trattare comincio a collezionare idee per quello di cui andrò a parlare. Una volta che abbiamo testi e melodie proviamo a incastrarle insieme e poi andiamo in studio a registrare.
Dove vedi questo progetto nel futuro?
Esattamente dove è adesso. Perché non credo dovremmo fare niente di diverso, io vorrei solo continuare a suonare. Inoltre abbiamo molte idee per album futuri e faremo molti più tour di quelli che stiamo facendo ora perché è ciò che ognuno di noi ama fare, suonare. Faremo qualunque cosa in nostro potere per continuare a farlo.
Meraviglioso! Abbiamo finito. Io ti ringrazio tantissimo per il tuo tempo e ti auguro buona fortuna per l’uscita di The Last Stand. Saluti Metalpit?
Ciao a tutti, grazie per averci accolto qui e grazie per il bel tempo passato insieme. Non vedo l’ora di suonare di nuovo in Italia e sentire la folla cantare con noi. Spero di vedervi quando verremo in inverno! Penso davvero che sarà bellissimo rilasciare il nuovo album, non vedo l’ora di vedere la reazione di tutti. Grazie Metalpit!