METAL E MASS MEDIA: la discriminazione a due passi da casa

by Tancredi Cassina

All’inizio di questo piovoso week end sono stato contattato da un amico tunisino, il suo messaggio era una pura richiesta di aiuto. Fatte le mie considerazioni, verificata la situazione tramite media e soprattutto (capirete dopo l’effettiva importanza) tramite testimonianze di prima mano, ho deciso di scrivere questo piccolo editoriale in cui vi parlo sì di un problema di uno Stato vicino, ma anche di un parallelo con la situazione italiana.

La vicenda:

La reale piaga che sta affliggendo la Tunisia è la manipolazione dell’opinione pubblica attuata dai media locali. Una speculazione che sta mettendo alle strette ogni singola persona che ascolta o suona musica alternativa/rock/metal.

In seguito ad una serie limitata di suicidi che ha coinvolto giovanissimi ragazzi tunisini, i media hanno spinto brutalmente sul presunto nesso fra musica estrema e satanismo (vi suona familiare, vero?). Nesso che di fatto non esiste, in quanto è stato confermato dalle autorità che la reale ragione va cercata nel disagio umano che questi individui pativano e non nella loro attitudine religiosa (per non scendere in dettagli, una famiglia rovinata economicamente dalla rivoluzione, una vita di stenti in un sobborgo povero di Tunisi, la continua vessazione ed ostracizzazione del “diverso” e così via). Un clickbait scellerato che sta colpendo una categoria (la nostra, solo in un altro Stato) e che è facilmente collimabile con folklore e superstizioni, una leva facilissima da sfruttare in Paesi (come il nostro) dove la religione ha un enorme impatto sulla vita quotidiana. Questo fenomeno si sta sviluppando su due fronti: i media stanno spingendo fortissimo sull’idea che dietro questa serie di sfortunati eventi ci sia la mano del Maligno, speculando e inventando fatti a supporto della tesi, pur di guadagnare consenso e visibilità e l’autorità che ha inizialmente sedato l’allarmismo rendendo note le cause di entrambi i suicidi ma limitandosi al livello delle persone coinvolte e non esplicitando in modo tale da diradare questa nebbia fatta di menzogne.

Le nostre fonti, estranee a qualsiasi organo media, ci riportano che l’opinione in merito è abbastanza frammentata: da una parte abbiamo i “metallari” che fremono per esser lasciati in pace e poter dimostrare di essere persone comuni, dall’altra abbiamo media che dipingono i “metallari” come elementi scontrosi, incivili e turbolenti e soprattutto la polizia, che nel dubbio vieta qualsiasi metodo di confronto e reprime ogni forma di protesta con la violenza e addirittura false accuse (piuttosto recente un fermo di circa 40 persone accusate di satanismo e poi condannate per possesso di stupefacenti, esattamente la stessa cosa). Di fatto emerge che fra la reale opinione della popolazione e i toni tenuti dai media c’è un discreto divario, un falso allarmismo alimentato ad hoc per vendere le notizie come più scabrose e soprattutto seminare l’odio anche fra chi non ha mai remato contro questa sottocultura.

La proposta:

Il nostro amico Khalil ci ha raccontato anche di un’iniziativa che sta curando insieme a degli amici, META(L)-cleaning “Keep the Spirit Alive!”.

Il tutto consiste in un evento benefico al quale parteciperanno dei “metallari” e al quale sono invitati tutti i cittadini, al fine di dialogare, aprire il dibattito pacificamente e dimostrare che “noi” siamo persone normalissime, con interessi e passioni sane e non in collisione con il modo di vivere di ogni altra persona al mondo.

Nel dettaglio, chi parteciperà all’iniziativa avrà come target quello di riabilitare un sito comune tramite pulizia e raccolta rifiuti, al servizio di tutti, così da generare un interesse concreto da parte di media e opinione pubblica.

La riflessione:

Trovo sia estremamente attuale il confronto fra questa situazione e ciò che è accaduto in Italia verso la fine del millennio, e credo sia nostro dovere supportare l’iniziativa e contribuire a bypassare i media tunisini che continuano ad alimentare una paura che di fatto non ha senso di esistere. Anche noi veniamo discriminati puntualmente (pregiudizi, chiusura locali, le solite cose che ci fanno tanto perdere il sonno) e forse anche noi dovremmo ingegnarci per creare i nostri spazi senza dover entrare in conflitto con chi di fatto ci nega il diritto a una personale libertà artistica.

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