I Katatonia sono una di quelle band che generano sempre curiosità ed aspettativa ad ogni loro pubblicazione. Caratterizzati da una crescita costante iniziata più di vent’anni fa, la band svedese ci ha deliziati lo scorso anno con un set acustico immortalato nel live “Sanctitude”, in attesa di ciò che ci proporranno con il prossimo lavoro in studio. Noi di MetalPit abbiamo contattato il bassista Niklas Sandin, che si è mostrato molto disponibile per questa nostra intervista e ci ha parlato di varie cose tra cui il nuovo disco, il prossimo tour e qualche altra curiosità.
Ciao Niklas, sono Giuseppe e grazie per il tempo che stai dedicando a MetalPit! La carriera della band è ormai più che ventennale e siete andati incontro ad una costante evoluzione stilistica fin dai primissimi album. Come band, guardando a ciò che avete rilasciato in passato, come vedete il vostro cammino musicale? C’è qualcosa che fareste diversamente o che non fareste proprio, avendone la possibilità?
Sono nella band da poco più di sei anni e la carriera è talmente lunga che non posso rispondere in maniera onesta. Tuttavia, so che Jonas ed Anders non hanno rimpianti riguardo a come si sia evoluto il sound fino ad oggi. È una costante evoluzione e penso che voi possiate sentirlo passando da un album all’altro. Una cosa è importante da ricordare, ovvero il fatto che la band non abbia mai smesso di avere il caratteristico sound Katatonia. Le vibrazioni ed il feeling sono sempre presenti, sia nel caso delle canzoni più dirette che in quelle più progressive.
Un anno fa è uscito “Sanctitude”, un live album acustico caratterizzato da un feeling ed un’atmosfera molto intimi. Come descriveresti l’esperienza dal punto di vista del musicista?
Per me, come musicista, è stata un’esperienza davvero impegnativa. Non sono mai uscito dalla mia “comfort zone” così tanto come in quel tour. Non solo si trattava di dover suonare molte canzoni già provate in un arrangiamento completamente nuovo e cercare di tenere separate le due versioni, ma anche di dover passare ad un basso acustico a quattro corde. Oltre a tutto ciò, ho dovuto suonare con due ragazzi mai conosciuti prima. Uno è stato Bruce Soord dei The Pineapple Thief e l’altro lo straordinario percussionista J.P. [Asplund, N.d.R.]. La cosa più difficile è stata rimanere seduto mentre suonavo. Era una cosa completamente nuova per me, ed ha reso il tutto ancora più “nudo”. Si stava sotto gli occhi di tutti dall’inizio alla fine!
Durante gli ultimi anni la band ha visto alcuni cambi nella lineup, con i nuovi membri Daniel Moilanen all
a batteria e Roger Öjersson alla chitarra. A cosa sono stati dovuti questi cambiamenti?
Come capita a tutti, arriva prima o poi il momento in cui bisogna stabilire delle priorità ed è ciò che è accaduto a Daniel [Liljekvist, il vecchio batterista, N.d.R.]. Si è tirato fuori ed ha lasciato il seggiolino vacante per motivi familiari. Semplicemente non riusciva a gestire le due cose insieme e, per quanto triste sia, penso che abbia fatto la scelta giusta. Sono contento ed eccitato per il fatto che non abbia messo da parte le bacchette, dato che adesso suona negli In Mourning, anch’essi svedesi. Adesso abbiamo un nuovo Daniel alla batteria, come hai detto tu, molto talentuoso e penso si incastri perfettamente nella band. Roger è un chitarrista eccezionale e, dato che è anche una sorta di virtuoso, sarà molto interessante vedere cosa ci porterà in futuro!
Rilascerete il vostro decimo album il prossimo mese, “The Fall of Hearts”, anche questa volta con un artwork di Travis Smith. Puoi dirci qualcosa a riguardo, per quanto riguarda le idee ed il processo creativo? Cosa possiamo aspettarci?
Sì, anche questa è stata una collaborazione tra la band e Travis Smith per l’artwork. Questa volta si è trattato di uno sforzo comune di Anders e Travis. I Katatonia hanno sempre avuto un’idea forte e ferma riguardo l’aspetto estetico con cui viene presentato l’album, ed anche stavolta non è stato diverso. Penso che sia una cover stupenda ed è tanto pallida ed incolore quanto può esserlo la vita. Riguardo al processo di composizione dell’album, sono stati Anders e Jonas a scrivere le canzoni. Noialtri siamo arrivati, abbiamo imparato le canzoni ed abbiamo aggiunto un po’ di vigore al tutto. Ciò che trovo molto gratificante in questa band è il fatto che non sia un regime dittatoriale. Ho la libertà di proporre le mie idee per quanto riguarda il basso. Alcune vengono totalmente inglobate, altre vengono rigettate subito.
L’album è stato introdotto da una canzone, “Old Heart Falls”, per cui avete realizzato un lyric video abbastanza inusuale in collaborazione con Lasse Hoile. Da cosa è venuta l’ispirazione per questo video, così diverso da quelli che vediamo di solito oggi?
Non eravamo per niente convinti nel fare un lyric video stile “font fest”, per nessuna delle canzoni dell’album. L’abbiamo fatto in passato, risulta approssimativo e, onestamente, i testi che rimbalzano qua e là e i colori sgargianti rendono il tutto fastidioso, piuttosto che invitante. Tutto questo ci ha portati all’idea di fare dei lyric video che fungano da ponte tra un video musicale standard ed un video con il testo incluso. Penso che Lasse Hoile abbia fatto centro, realizzando due video con un concept simile, che si lasciano vedere più e più volte.
Nel video, il contrasto tra il passato e il mondo digitale odierno è chiaro. Qual è la tua opinione riguardo al music business attuale ed il lento, ma costante rialzo delle vendite dei vinili? Ci sono collezionisti all’interno della band?
Penso che sia una cosa bella e positiva il fatto che il vinile sia ancora in voga. Lo è stato per molti anni e ciò significa che la gente prende con serietà la musica che consuma. Evidentemente iTunes e Spotify non fanno per tutti. C’è qualcosa di speciale nel tenere in mano un album fisico e poi metterlo sul piatto. Il feeling è più reale e penso che tu riesca a dare più attenzione alla musica in questo modo. Se c’è un collezionista nella band, quello sono io. In realtà non mi considero un collezionista, ma la pila sulla mia mensola cresce tanto velocemente quanto le vendite dei vinili (ride, N.d.R.).
In autunno vi imbarcherete in un tour a supporto del nuovo album, che vi porterà in alcuni festival europei, ma non solo. Puoi dirci qualcosa riguardo a questo tour? Avete intenzione di venire in Italia magari?
Ci sarà un lungo tour per quest’album, così come abbiamo fatto per “Night Is the New Day” e “Dead End Kings”. Questa volta torneremo in Sud America, in posti che abbiamo un po’ bistrattato nell’ultimo ciclo di tour. È con parecchia eccitazione che tornerò lì a suonare, dato che ricordo sia l’audience ed il cibo, entrambi spettacolari. Il mio sensibile palato svedese, abituato al tex-mex, è stato completamente anestetizzato da una tortilla la prima sera in Messico. Sono momenti come quelli che mettono un po’ il pepe, con un gioco di parole, nei posti dove vai a suonare! Torneremo sicuramente sul suolo italiano! Occhi aperti il 10 ottobre, quando saremo a Milano, senza alcuna buona intenzione, a proporvi un grande show!
C’è un concerto particolare in programma in Bulgaria, al Teatro Romano di Plovdiv. Cosa puoi dirci su quest’evento speciale?
Questo è un altro di quegli eventi che considero fuori dalla mia “comfort zone” e non vedo l’ora di parteciparvi. È la prima volta per chiunque nel gruppo con un’orchestra, e sarà una pietra miliare unica nella storia della band. Sarà anche registrato, così tutto il mondo potrà goderselo più avanti!
Adesso, una domanda un po’ nerd: nell’ultimo capitolo della saga videoludica “Fallout”, gli sviluppatori hanno incluso un riferimento al testo di “Dead Letters”, tratta dall’album “Dead End Kings”. Sapevate di questo easter egg? Come ci si sente a far parte di qualcosa di così diverso da ciò che fate di solito?
So di questo easter egg e credo, se non ricordo male, che fu pubblicato sulla nostra pagina Facebook. È strano, ma allo stesso tempo è una figata essere inclusi in un videogioco. Stavolta era Jonas sotto il nome di “Sergeant J. P. Renkse” e prima di lui è toccato ad Anders, sotto il nome “Blakkheim” in Skyrim.
Per concludere, una domanda sul vostro futuro: avete piani particolari per gli anni a venire??
Il programma adesso è quello di andare on the road e suonare per quanti più di voi possibile. Stiamo cercando di suonare in posti mai visitati prima, quindi state all’erta per nuove date!
Grazie per il tuo tempo, dì pure quello che vuoi ai lettori di MetalPit.it!
Questa ve la dico in svedese; Kör, bara kör! [modo di dire per spronare a fare qualcosa senza pensarci troppo, N.d.R.].
Foto di Ester Segarra
Se volete leggere l’intervista in inglese, potete farlo a questo link.
Tutte le interviste in inglese sono riportate così come l’artista le ha scritte, senza alcuna modifica.