In occasione dell’uscita di “Adveniens”, nuovo album dei deathster italiani Hideous Divinity (qui la recensione), noi di Metalpit.it abbiamo avuto la possibilità di fare due parole sul disco e non solo con il cantante della band Enrico H. che si è dimostrato molto disponibile nel rispondere alle nostre domande.
Ciao e benvenuto su Metalpit.it, potresti introdurti?
Introdurmi dove? Non ero pronto per avances così esplicite…lasciami almeno presentare!
Sono Enrico H., voce degli Hideous Divinity la notte, Foniatra il giorno, burlone a tempo pieno.
Gli Hideous Divinity negli anni sono diventati una band sempre più importante della scena underground italiana e non solo, ma non tutti vi conoscono. Potresti presentare la band per chi non la conoscesse?
Gli HD nascono nel 2007 come solo project di Enrico Schettino, chitarrista, nel periodo in cui si è trasferito in Norvegia dopo aver lasciato gli Hour Of Penance da lui fondati. Al ritorno in patria ha contattato me e altre persone per trasformare il progetto in una vera band. Qualche cambio di line up, tre dischi, molti concerti e un tour coi Cannibal Corpse dopo, gli Hideous Divinity sono una band death metal che si è tolta tante soddisfazioni e vuole togliersene ancora moltissime.
Parliamo del nuovo album, “Adveniens”, ti andrebbe di dirci come si è svolto il processo di scrittura?
Il nostro processo di scrittura non è cambiato molto negli anni: in genere Enrico S. ci presenta dei brani strutturati con capo e coda e da li cominciamo a lavorare alle linee vocali e agli arrangiamenti. Quando prepariamo i nostri brani siamo sempre molto attenti alla dimensione “canzone” e “disco” prima ancora che al riffing o alle soluzioni fiche. E’ facile che l’idea di partenza venga fortemente rimaneggiata ma sempre senza perdere lo spirito iniziale che ha dato il via alla composizione, il motivo per cui quella canzone e non un’altra è stata scritta.
Quali sono le tematiche trattate nel disco? Pensi che lo stato attuale del mondo abbia influenzato la creazione dell’album?
“Adveniens” è ciò che verrà, l’eternamente possibile che vive nella mente del poeta / profeta. Questo disco è stato profondamente ispirato dal lavoro di Benjamin e Cronemberg, entrambi profeti del nostro tempo: guardando al passato hanno descritto il futuro e una società desensibilizzata da linguaggi sempre più violenti e dalla dipendenza dalla violenza stessa. Con “Videodrome” Cronenberg ha predetto con precisione imbarazzante il nostro presente e la nostra società assuefatta a uno stato di “perenne shock visivo”, dove la contemplazione viene soppiantata dalla distrazione, dove ciò che compare sullo schermo (o su facebook diremmo oggi) è più reale della realtà stessa. Quello che accade ha bisogno di una verifica sulla nostra home per essere creduto, e quello che leggiamo sulla home è vero e rimane vero anche se contraddetto dai fatti a patto che ci abbia shockato, colpito, “indignato”. In tutto questo la rigida selezione di contenuti sempre più violenti da parte dei telegiornali fornisce materiale masturbatorio a chi non ha più interesse a cercare e capire il prossimo ma vuole solo “di più”, “più forte”, “più spinto”, senza alcun significato preciso.
Parliamo ora di “Passages”, uno dei miei brani preferiti di tutto l’album e uno dei più complessi. La sua creazione è stata spontanea o avete deciso di creare un brano del genere a tavolino?
Come ti dicevo prima, tutti i nostri brani nascono in maniera molto spontanea e poi subiscono un lungo e noioso lavoro di lima per poter suonare autentici come l’idea che sta alla base. Passages in particolare è il brano su cui abbiamo lavorato di più, si regge su pochi riff e pochi pattern di voce riproposti in molte versioni differenti per creare una struttura dinamica e al tempo stesso ripetitiva. Questo ha comportato delle grosse difficoltà di composizione e arrangiamento oltre a seri dubbi esistenziali. Personalmente questa canzone mi ha fatto patire le pene dell’inferno e non mi ha convinto minimamente fino agli ultimi aggiustamenti che me l’hanno fatta diventare uno dei pezzi preferiti (se non il preferito) del disco. A volte il death metal sa essere veramente una grandissima adorabile stronza.
Come pensate di muovervi per supportare il nuovo album? Farete date singole e mirate o un tour italiano?
Abbiamo in programma diverse date italiane (tra cui L’EVO for DENIS di Parma, dove abbiamo presentato il disco, e il Colony Open air in compagnia di grandissimi nomi internazionali) ma non un vero e proprio “tour italiano”. Già i locali sono poco frequentati nei weekend, non oso immaginare la tristezza di una data il mercoledì hehehe.
Diverso il discorso internazionale: abbiamo un minitour Inglese a fine Giugno, lo Stonhenge Festival Olandese a fine Luglio e una bella sorpresa in preparazione della quale però non parlo oltre per spicciola scaramanzia hehehe.
Ripensando a “Cobra Verde”, quali credi siano le principali differenze rispetto ad “Adveniens”? Cambieresti qualcosa su quel disco?
Sono due dischi molto diversi. CV è un disco che indaga la solitudine, la desolazione e il desiderio di fuga dell’uomo: è un viaggio introspettivo nel buio dell’animo umano. Adveniens è una violenta riflessione sulla storia, sul presente e sul ruolo dell’arte e dell’artista nella sua dipanazione nel futuro.
Personalmente non cambierei nulla di CV, l’ho ascoltato ogni giorno fino alla registrazione di Adveniens e continuo ad ascoltarlo moltissimo.
Se non sbaglio volete riproporre “Adveniens” dal vivo nella sua totalità, come mai questa scelta?
Perchè ci piace un casino! Quando possibile, cercheremo di proporlo nel suo intero. Ogni canzone ha il suo peso nell’equilibrio del disco, che assume un significato diverso nel suo insieme. Sappiamo bene che non sempre sarà possibile per semplicissimi motivi di tempo, ma almeno ci proviamo.
Guardando alla tua carriera da musicista, c’è qualcosa che cambieresti?
Col senno di poi vorrei non aver perso tempo e fatica con alcune persone ingrate e immeritevoli che mi hanno rallentato e intossicato per anni. Purtroppo, però, prima di incontrare i compagni giusti di viaggio devi imbatterti in un numero immenso di teste di cazzo. Con alcuni di questi condivido pure delle registrazioni, un po’ come il tatuaggio col nome della fidanzatina del liceo che poi si è portata a letto tuo cugino. Bel tatuaggio, di sicuro, ma quando lo guardi ti rode ancora un po’ il culo, ecco. Peccato che il laser per le edizioni musicali non esista ahahha.
C’è una canzone della discografia della band che a posteriori non ti convince particolarmente? Come mai?
Fortunatamente no! Ci rompiamo talmente tanto l’anima prima di registrarle che ancora non mi è successo di non essere soddisfatto di un brano!
L’anno scorso siete stati in tour con Krisiun e Cannibal Corpse, hai qualche aneddoto divertente delle date di supporto alle due band?
1 – Alex Webster che nel backstage della prima data viene a ringraziarci di aver accettato di prendere parte al tour.
Ho pensato “teste di cazzo basta con questo scherzo di cattivo gusto. Fuori le telecamere!”. Pare invece fosse tutto vero.
2 – Il running order sempre della prima data che portava il nome di “Insidious Divinity”, il che ha dato il via al gioco dell’estate di Paul Mazurkiewicz: scrivere tutte le possibili storpiature del nostro nome su un piatto di carta, ovviamente usate tutte nei running order di tutte le date. All’ultima data hanno suonato i “Tour’s done, back to Italy”. Mi ha regalato quel piatto per il compleanno. Ho sempre sognato il galeone lego ma ora so che in realtà per il compleanno volevo IL PIATTO.
3 – Poi, ovviamente, George Fisher che un giorno si e l’altro pure saliva sul nightliner nostro e dei Krisiun armato di quantità sperimentali di Jack Daniel’s e birra di radice cantando, urlando, facendo un casino immondo e coinvolgendo tutti, volenti o nolenti o DORMIENTI in interminabili pigiama party versione death metal.
4 – Personalmente, infine è stato divertente e stimolante studiare dal punto di vista medico/foniatrico la voce e il COLLO di George Fisher. In quel gigante è racchiuso il growl nella sua essenza. Eccezionale.
L’intervista è conclusa, ti lascio questo spazio per dire ciò che vuoi!
Grazie mille dell’intervista! Supportate la musica e non le cazzate. Be Hideous.