I Wind Rose sono forse meno conosciuti in Italia, ma all’estero si sono già fatti un nome.
Ho potuto apprezzare alcuni pezzi del loro repertorio durante una data a Vienna per il tour con Ensiferum ed Ex Deo (a questo link del live report). La loro affabilità ci ha permesso di incontrarci nuovamente e metterci d’accordo per un’intervista centrata sul tema della vita in tour. Ecco i retroscena dell’esperienza forse più appagante per un musicista, spiegati da Claudio Falconcini, chitarrista della band!
Caro Claudio, grazie ancora per la disponibilità! Dimmi: tre album all’attivo e tre tour con band come Ensiferum, Eluveitie e Finntroll. Come vi considerate? In progress, arrivati, all’inizio… ?
Secondo me non abbiamo ancora iniziato. O meglio, dipende da cosa si intende per iniziare: per me significa avere un’attività fissa che ti permette di andare avanti senza grosse preoccupazioni, magari facendo qualcosa vicino ma avendo quella come occupazione principale. E per il momento non è ancora questa la situazione. Fino ad ora l’abbiamo fatto sempre come hobby e a un certo punto abbiamo volute fare le cose seriamente. Abbiamo deciso di lasciare il lavoro e fare quest’ultimo tour di un mese e mezzo. Certo, ci saranno dei momenti difficili, anche perché qualche soldo lo vediamo ma non quel che servirebbe. Comunque le prospettive sono buone, perché da ora in poi avremo Maurizio Iacono (il cantante di Kataklysm ed Ex Deo) come manager, il quale ci ha suggerito di stringere ancora un attimo i denti che poi si va.
Ecco perché siamo all’inizio nonostante abbiamo già partecipato a dei tour. All’inizio tutti non contano niente e devono pagare per aggregarsi. Questa volta con gli Ensiferum non abbiamo dovuto farlo ed è già un risultato. Fino ad ora in un certo senso “si è scherzato” e ora invece si parte. Certo, le spese erano tante a fronte di quanto abbiamo ricavato, anche perché avevamo un bus a parte, ma portando con noi il backline degli Ex Deo ci sono venuti tutti incontro.
Fino ad ora abbiamo viaggiato anche con Finntroll ed Eluvetie… ma è una cosa che può fare chiunque abbia voglia di investirci. Questo sistema si chiama “pay to play”, ma poi è il pubblico che decide quello che vali.
Tutto questo è molto interessante… puoi spiegarci meglio come viene realizzato un tour, quali sono i passi da fare? E a livello personale quand’è che vi siete messi in testa di andare oltre ai locali di Pisa e dintorni?
È successo nel 2013. Avevamo appena fatto uscire il primo disco e si vedeva che alle poche persone che l’avevano ascoltato era piaciuto. Abbiamo deciso di investirci e quindi ho cercato un po’ di date di supporto a qualche band più grossa. Ne trovai tre in Spagna con i Wintersun. In quell’occasione conoscemmo anche il promoter locale spagnolo, Juan Antonio, che poi ci ha richiamato due anni dopo con gli Ensiferum per altre sette date nella sua nazione. E lì già non era più “pay to play”. Abbiamo poi reincontrato gli Ensiferum in Giappone. Lì qualcuno ha proposto noi per questo tour con loro e gli Ex Deo.
Ma più in generale funziona così: ogni band ha un’agenzia di concerti, le più grosse sono Rock Nation e Continental… loro contattano i promoter locali mandando il pacchetto della band, segnalando magari che hai un album che sta per uscire. Il promoter locale poi contatta la venue. A seconda dell’interesse si abbozza il tour con tutti i luoghi interessati e le date. Lo step successivo sono le band di supporto e le band guest. Nel caso che hai visto tu entrambe le band assieme agli Ensiferum erano guest, cioè parte del tour. Di solito vedi più band di supporto, che magari pagano.
Non mi pento di dire però che il sistema funziona ed è un vantaggio per chi non ha ancora nulla in mano. Ci si aggrega già a delle date fatte e finite. Il minimo che si possa fare è pagare per questo servizio.
E comunque c’è una selezione immagino…
Certo, abbiamo mandato il nostro pacchetto. È una cosa abbastanza semplice, ma bisogna suonare in modo accettabile e non essere fuori genere. Ovviamente questo discorso non ha regole fisse, ti parlo della mia esperienza.
E ci sono anche i dettagli tecnici, che secondo me sono anche interessanti. Per esempio le più grandi aziende di noleggio bus sono tedesche, quindi in genere tutte le band arrivano in Germania in aereo e da lì si parte col pullman. O si parte dalla Polonia. Non ci sono invece aziende in Italia e comunque non converrebbe.
Noi eravamo con due bus infatti, uno tedesco e uno polacco. Il nostro era piccolo, solo per noi cinque e il conducente.
Poi c’è chi ha la crew, chi no. Il merchandiser può essere in comune oppure no. La band principale si porta dietro anche il mixer e lo noti quando a fine concerto tutto è vuoto e anche il banco di gestione luci viene portato via. Può esserci anche chi gestisce i monitor. Insomma, c’è tanta organizzazione tecnica. Sia Ex Deo che Ensiferum avevano una crew abbastanza folta.
Immagino che vi siano vantaggi e svantaggi in un tour… in termini di numeri (su Facebook o altre piattaforme) cosa ha comportato questo tour?
Siamo partiti con 41000 e tornati con 44000. Non è male, ma non colossale. Il boom in verità è arrivato con il video di “To Erebor”. E pensa che volevamo fare solo 50 secondi di video… ma poi è diventato virale e abbiamo fatto 1 milione di visualizzazioni. E io ho invitato ogni utente, uno a uno, a conoscere la nostra pagina Facebook. Ovviamente bisogna tenere in conto che quelli non sono i veri fan, le due cifre non corrispondono. Comunque fa comodo avere una pagina con tanti iscritti Considera che a maggio 2017 eravamo passati da 7000 a 24000 in 5 giorni, mentre quei 7000 precedenti li avevamo fatti in 7 anni. Esponenziale! Non avendo ancora notizie del nuovo album la cosa si è un po’ fermata, ma è assolutamente normale.
Ma per una band come noi le difficoltà ci sono, perché ti devi accollare tante responsabilità, non hai il tour manager che sistema molte cose come guasti o disguidi. A noi è successo che il mezzo si sia rotto dopo la decima data, ed è stato bravo il conducente – che oltretutto era il proprietario dell’azienda – che si è accordato per farci mandare un altro bus e non farci perdere la data. Ci ha fatto praticamente da tour manager trovando questa soluzione, ma non era tenuto!
Poi siamo stati derubati, in questo tour… soltanto oggetti personali, perché hanno rubato dentro il pullman e non nel trailer. Però ad una band grossa non sarebbe successo, perché noi dovevamo fermarci a dormire in un’area di servizio. Le band grosse hanno più conducenti e vanno avanti fino alla fine.
Per le band grosse la questione è diversa. Le difficoltà sono stare costantemente lontani da casa, perché quando stai via per uno o due mesi ogni tot, se hai una famiglia e una vita le cose si fanno complicate a livello personale. Le altre sono state sorpassate.
Queste le difficoltà, ma per quanto riguarda gli svantaggi la verità è che per una band come noi non ci sono svantaggi. Vai a fare una cosa del genere ed è soltanto tutto di guadagnato. C’è solo lo svantaggio economico se lo paghi. Poi certo, è più difficile scrivere nuovo materiale, perché noi dovevamo fare tutto non avendo crew. Ma se ce l’hai allora puoi scrivere, hai la testa e hai il tempo: alcuni dicono che si potrebbe fare dopo il concerto… ma sei già in cinque a farti la doccia… e poi noi dobbiamo ancora andare al merchandise a farci conoscere e per prendere confidenza col pubblico.
Questo è vero non solo per le band più piccole, infatti anche Ex Deo/Kataklysm e Heidevolk sono molto “fan friendly”… e credo che ciò faccia molto piacere a chi li segue.
Assolutamente!
Ma parliamo invece di episodi memorabili. Ce ne sono stati?
Sì, ma è stato un tour tutto sommato tranquillo. È chiaro che ci divertiamo perché siamo tra amici. Ci ricorderemo che ci hanno derubato, ovviamente.
Ma il “Power Metal Friday”… quello sì che ce lo ricorderemo! È andata così: gli Ensiferum hanno deciso di creare questa giornata… che è semplicemente un giorno come tutti gli altri, dove bevi alla stessa maniera, con la differenza che ascolti solo power metal! Era divertente anche perché il nostro bassista ha suonato per due band abbastanza note nel mondo power, i Vision Divine e i Labyrinth. C’erano alcune persone della crew a cui piacevano particolarmente queste due band e quindi ci chiamavano sempre a partecipare alla bicchierata. Il problema è che noi non siamo dei bevitori come i finlandesi! Quindi a un certo punto dovevamo sfuggire loro altrimenti eravamo finiti! È diventato un must del tour nonostante non fosse niente di particolare!
Poi però c’è stato un momento particolare in cui c’eravamo soltanto noi, non le altre band. Eravamo in un campeggio in Svizzera, sul lago di Costanza. Avevamo la piazzola del campeggio proprio in riva al lago, quindi abbiamo preso tavolino e sedie e ci siamo messi lì con musica e vodka polacca. Tre ore in silenzio a goderci la natura.
Parlavamo di difficoltà in tour… ma il tour cosa comporta rispetto alla data singola?
Beh, sarebbe molto più comodo fare solo due date a settimana – e se hai una famiglia ti conviene – invece di farsene 40 attaccate. Ma certo le questioni economiche e organizzative sono implicate in questa cosa. Adesso mi viene in mente una band veramente enorme come i Nickelback. Loro ovviamente fanno un po’ quello che gli pare, con date sparse per i continenti. Ma quelli sono livelli stratosferici, mentre tutti gli altri si devono adattare.
Come si concilia la vita da musicista con quella quotidiana?
Io penso che un musicista abbia due vite totalmente diverse da coltivare. Quando sei in tour e quando non sei in tour. Oddio, il passaggio da non tour a tour è facile, molto divertente. Il problema è quando torni a casa. Nella nostra situazione un po’ di domande te le fai. Io non ero attaccato al mio lavoro, sono laureato in ingegneria informatica e ho lavorato un anno da programmatore… e ogni giorno mi rendevo conto che non era la mia vita ed è stato un attimo partire.
Ma non è semplice gestire bene entrambe le vite perché già non è semplice raggiungere la stabilità con una vita normale e quando hai due vite è ancora peggio. In tour molli tutti i pensieri… almeno io che sono una persona che in genere pensa molto, e in tour mi sento molto differente. È un po’ come essersi trasferiti ed essersi lasciati tutto alle spalle. Invece a casa sei come sei veramente. In tour mi sento libero e senza troppi obblighi. Come ho detto, le due vite sono differenti e non facilmente conciliabili, specialmente se quando torni vai lavorare in un settore diverso…
Personalmente, almeno fino a che lavorerò con la band non lavorerò in un’azienda. Intanto perché non mi piace. E poi perché vorrei realizzarmi nel settore grafico, con siti Internet e magliette… cosa che posso gestire anche mentre sono in tour.
Solo Francesco il cantante e Federico il batterista avevano lavori fissi come operai e magazzinieri. Ma avendo tutti la stessa passione sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di mollare il lavoro. Adesso Federico seguirà lo standard del musicista con le lezioni di canto e batteria. Francesco comincerà a registrare tracce vocali per altre band. Cristiano tiene lezioni di basso. Federico sta invece finendo ingegneria elettronica e nel frattempo dà ripetizioni. Ognuno si sta assestando a suo modo.
A tuo parere, su cosa dovrebbe puntare una band per “sfondare”?
La cosa più importante è sempre la musica. Ma ora come ora, dato che di musica ce n’è tanta, essendoci molti gruppi ed essendo meno costoso produrre… la cosa da curare è l’immagine. Non è l’elemento fondamentale, perché se hai l’immagine ma non hai la musica non hai niente, va però preso in considerazione.
Ci vuole qualcosa di originale in entrambi i settori. Certo, per musica originale non intendo fare qualcosa che non è mai stato fatto perché è impossibile. O fai come Igorrr, che usa tutti i generi musicali e li mette nelle sue canzoni… oppure cerchi l’originalità nelle cose standard. Se all’orecchio suona come una cosa semplice, ma dietro c’è un arrangiamento o un’armonia che non è invece standard, ecco allora che funziona. Bisogna mettersi nei panni dell’ascoltatore medio che magari non apprezza certi tecnicismi. Ovviamente sto parlando di generi melodici, non in ambiti come il death metal. Anche in quel settore si può sfondare, ma non con canzoni “orecchiabili”, in questo caso più fai casino e meglio è.
Per l’immagine c’è più gioco. Secondo me ormai andare sul palco coi pantaloncini corti e la maglia nera è una cosa da band affermata. Altrimenti è necessario distinguersi per dare uno stampo differente, come nel caso di Kataklysm ed Ex Deo: con questi ultimi tutti loro hanno dei look curatissimi, mentre con i Kataklysm vanno sul palco come erano vestiti durante il giorno. È quello che richiede il loro genere, che è senza troppi fronzoli.
Noi facciamo ovviamente musica “seriamente”, ma il nostro look può essere un po’ scherzoso e che serve a catturare fan che non ascoltano per forza metal. In tanti ci hanno giudicato male per questa cosa, chiedendosi perché ci vestiamo così: in parte hanno ragione, ma per il nostro genere e i nostri contenuti serve qualcosa che trasporti il messaggio. Non è solo una questione di marketing, che per carità funziona, ma è anche per trasmettere di più.
Prospettive future? Avete qualcosa di già programmato?
Come ho accennato prima, la novità è che siamo con Maurizio. Ci farà da manager e questa è un’ottima notizia.
Poi siamo in fase di scrittura dell’album nuovo, quindi per un po’ la fase promozionale è rallentata. Scriviamo, registriamo un nuovo prodotto e poi via! Dovremmo registrare in autunno, attualmente siamo in fase demo. Dobbiamo aggiungere altre 4-5 canzoni. Insomma, nel 2019 dovrebbe uscire il nuovo album.
Poi non siamo artisti lunatici, non è che se non viene l’ispirazione non si fa niente. Noi vogliamo lavorarci facendo questa cosa, quindi bisogna mettersi lì e scrivere. Certo, nell’ambiente esistono persone come i Wintersun che ci mettono otto anni per scrivere una cosa, ma perché sono geniali. Di solito è Federico che scrive, ma c’è bisogno della mano di tutti. E se uno non ha il periodo creativo subentra un altro. È così che lavoriamo: in gruppo.
Grazie mille per averci spiegato questa parte del mondo musicale, Claudio! Auguro a tutti voi un buon lavoro e spero di incontrarvi nuovamente, magari in occasione di un nuovo tour!