SATYRICON – L’evoluzione è nella nostra natura

by Alessio Varini
Satyricon

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Durante il tour dei Satyricon per promuovere “Deep Calleth Upon Deep” (qui la nostra recensione), abbiamo avuto la possibilità di intervistare Frost prima del concerto a Bologna. Buon divertimento!

Un saluto e benvenuti su MetalPit. Questa sera suonate a Bologna per presentare il vostro nuovo album “Deep Calleth Upon Deep”, uscito sul mercato da poche settimane. Quali sono le prime impressioni dei fan?

Mi chiedi quello che pensano… Risulta difficile dare una risposta. Ciò che possiamo dire dalle reazioni che abbiamo avuto sino ad ora è che la gente sembra apprezzare molto l’album, esattamente come noi, e di questo siamo molto felici. Le canzoni sembrano funzionare molto bene dal vivo e ci sono segni molto promettenti. È un onore portare in tour questo album. Tanto io quanto Satyr sentiamo molto in profondità che questo è il nostro lavoro più importante di sempre: ci aspettiamo sempre di migliorare di album in album e in questo abbiamo scavato nella profondità delle nostre anime per portare alla luce tutto il nostro spirito e la nostra forza ed è risultato in un disco molto spirituale e profondo. Finora sembra che i nostri fan stiano capendo quale energetico, profondo e magico album sia questo. Se continua così, penso che questo tour sarà decisamente buono per i Satyricon.

Personalmente apprezzo molto l’evoluzione che state portando nel mondo del Black Metal, anche perché generalmente sono un amante delle innovazioni. Per quello che vi riguarda, cosa vi spinge a cercare sempre nuove soluzioni?

Trovo che svilupparsi e avere una evoluzione costante sia qualcosa che occorre naturalmente, anche perché è nella natura stessa del gruppo. I Satyricon sono stati fondati su di una genuina passione per la musica, specialmente Black Metal. Abbiamo sempre cercato di trovare un nostro modo di esprimerci e abbiamo sempre voluto crescere con il nostro progetto diventando sempre migliori in quello che facciamo. Penso che se hai una vera passione per qualcosa ci metterai tutto il tuo cuore e la tua anima e alla fine, come risultato, anche tu migliorerai e ti svilupperai. Non è nella nostra natura cercare una formula specifica o un insieme di espressioni ed nemmeno è nella nostra natura essere commerciali o semplici intrattenitori. Se punti a soddisfare la gente cercherai di consegnare ciò che si aspettano da te ma questo non è mai stato nella natura del nostro lavoro. Siamo qui per amore dell’arte, perché lo intendiamo sul serio. Fintanto che i Satyricon continueranno ad esistere, come risultato noi continueremo ad evolvere, ad osservare, imparare e migliorare. Tutto questo viene assieme, non abbiamo bisogno di un particolare tipo di motivazione o ispirazione per farlo.

Ascoltando l’album non mi pare esista un vero filo conduttore nei testi, ma lo trovo piuttosto nelle canzoni nel loro complesso e nel loro posizionamento all’interno di “Deep Calleth Upon Deep”. Sbaglio?

A mio parere non esiste un tema particolare sull’album, né a livello musicale né a livello lirico, ma forse si può percepire che possa esistere qualcosa di profondamente esistenziale,un sentimento esistenziale in ciò che succede, quanto meno a livello di testi. Più di tutto, questo è un album pieno di spirito e attitudine e si sente che è profondamente serio. Questo è ciò che permea maggiormente l’album.

Canzoni come la title track e “The Ghost of Rome” sono probabilmente tra le più melodiche che abbiate mai scritto. Ci potete dire come sono nate?

Tutte le canzoni di questo album hanno richiesto molto sforzo e musicalmente hanno attraversato diverse tappe. Ricordo molto bene la nascita del ritornello della title track, per esempio: Satyr era rimasto sveglio tutta la notte aspettando che la moglie partorisse il suo secondo figlio. C’è stata qualche complicanza ma tutto è finito per il meglio. Ovviamente, rimane il fatto che fu una nottata molto speciale e drammatica. Il giorno dopo eravamo a provare e Satyr venne direttamente dall’ospedale, quindi, per ovvi motivi, non era venuto per delle vere o proprie prove, era impossibile riuscirci. Era stata una nottata così drammatica e tesa che aveva solo voglia di sedersi con la chitarra ed “essere nella canzone” con quella. Improvvisamente, senza intenzione da parte sua, ha semplicemente iniziato a suonare quelle note. Non ho idea da dove venissero e nemmeno lui, era semplicemente una situazione, un momento completamente distaccato da qualsivoglia cosa stesse succedendo nel mondo. In un certo qual modo, ha rappresentato le fondamenta della canzone che ha iniziato ad uscire ed alla quale ci siamo uniti anche noi. Molte parti della canzone erano già pronte, quindi, in un certo qual modo, ci abbiamo costruito attorno e ci siamo adattati al ritornello perché istantaneamente l’abbiamo sentita come una parte estremamente essenziale.
“The Ghost of Rome” è in effetti una delle prime canzoni scritte per l’album e a sua volta sembra fluire piuttosto liberamente. La parte principale della canzone è qualcosa che abbiamo creato un paio di anni prima della registrazione, ma gli ultimi stralci sono venuti verso la fine. Credo che quel giorno le melodie siano venute senza seguire una particolare scrittura, ma sono state semplicemente il risultato di un’ispirazione sulla quale abbiamo costruito il resto.

Potete raccontarci qualche aneddoto riguardante la registrazione dell’album?

Non so se ho qualche aneddoto particolare. Voglio dire… ovviamente sono successe un sacco di cose, ma la registrazione è stata tutta incentrata sul suonare nel modo giusto. L’album suona molto vivo ed organico e tutte le canzoni sono differenti. Le immaginiamo come individui, ognuna con il proprio carattere e spirito. Perciò, quando le abbiamo suonate in studio, avevamo bisogno di esprimere questi caratteri differenti con la nostra attitudine, la nostra energia e i nostri sentimenti. Si è veramente ridotto tutto a questo. Una cosa che posso ricordare è come cercassi di raggiungere il giusto suono per ogni canzone differente e rimanervici attaccato, portando rispetto alle loro differenti nature.

Dopo oltre venti anni di carriera come trovate che sia cambiato il mondo della musica Black Metal?

Si è semplicemente evoluta. Voglio dire: è un organismo vivente, è un qualcosa che deve succedere o altrimenti ristagnerà per poi morire. Questo è come funziona, quindi non ci sto a pensare molto sopra. Satyricon è il nostro modo di esprimerci ed è come vogliamo che sia. Siamo pioneri del genere, quindi questo la dice lunga sulle nostre posizioni più delle parole, giusto?

Per ora è tutto e grazie per la chiacchierata. Avete qualcosa da dire ai vostri fan su MetalPit?

Mi piacerebbe dirglielo direttamente dal palco, quindi spero saranno tutti qui questa sera!

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